Se concetti quali "vintage", "di seconda mano" e "riutilizzo creativo" fanno ormai parte del linguaggio comune, è senza dubbio nella pratica del collezionismo che il fascino dei “bei tempi andati” trova oggi la sua massima forma di espressione. Ciò detto, e tenuto conto che il valore di un oggetto dipende molto dalla Storia che conserva, quante narrazioni può contenere un’intera collezione e quali gli articoli che, sopra tutti, sanno trasportarci avanti e indietro col ricordo? Per saperne di più ecco una raccolta di romanzi di ieri e di oggi a tema “collezionismo": da Charles Dickens a Harry Potter, passando per Bruce Chatwin, Nick Hornby, Jeffery Deaver e...
L’operazione nostalgia che, negli ultimi anni, ci ha coinvolti un po’ tutti – generazione Z compresa, sempre a caccia di nuovi-vecchi contenuti da condividere via social – restituisce la dimensione di quanta influenza la Storia passata eserciti ancora su quella presente; e se concetti quali “vintage“, “di seconda mano” e “riutilizzo creativo” fanno ormai parte del glossario comune, è di certo nella pratica del collezionismo che il fascino dei “bei tempi andati” ritrova la sua massima forma di espressione.
In tal senso, è impossibile non rilevare come il fenomeno della “retromania” – l’attrazione verso ciò che è fuori moda – sia di recente esploso a qualsiasi livello, culturale e non: dalle macchine d’epoca alle aste su eBay, dalle vendite al chilo ai revival cinematografici, ogni nostro interesse sembra oggi rivestirsi di una patina d’antan di modo che, nel mercato contemporaneo, un cimelio del passato (se venduto nel futuro) può generare un patrimonio.
Ciò detto, e tenuto conto che il valore di un oggetto dipende molto dalla Storia che conserva, quante narrazioni può contenere un’intera collezione e quali gli articoli che, sopra tutti, sanno trasportarci avanti e indietro col ricordo?
Per tutti coloro che l’accumulazione seriale è comunque quella sul comodino, ecco dunque una raccolta di romanzi a tema “collezionismo” che, senza dubbio, faranno un figurone anche in mezzo centomila figurine.
Antiquariato: La bottega dell’antiquario di Charles Dickens
Se si fosse alla ricerca di anticaglie d’occasione, nessun libro è più indicato de La bottega dell’antiquario di Charles Dickens (Bur, traduzione di Laura Marchiori); vero e proprio caso letterario nell’Inghilterra di metà ottocento, il romanzo vittoriano dedicato alle dis-avventure della sfortunata Nell (e del suo premuroso nonno, un “vecchio” antiquario sottoposto alle angherie dello strozzino Quilp) è ancor oggi un esempio di come il rapporto – di appartenenza – che sussiste fra gli oggetti e il loro collettore non sia poi così diverso da quello – sentimentale – che ci unisce fra individui. Come insegna, per l’appunto, la vicenda del The Old Curiosity Shop (questo il nome del negozio di famiglia); nonostante il progredire degli eventi ne comporterà la chiusura forzata, i due protagonisti rimarranno comunque legati all’emporio di chincaglierie, il quale resterà onnipresente nel romanzo anche grazie agli strambi incontri che ne ravviveranno costantemente la memoria (da quello con il burattinaio Mr. Harris a quello con la proprietaria del museo delle cere Mrs. Jarley).
Horcrux: Harry Potter e il Principe mezzosangue di J.K. Rowling
Una raccolta che vale oltre una maledizione: suddivisa in sette manufatti (a ognuno dei quali è associato un frammento dell’anima di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato) la serie di Horcrux contenuti in Harry Potter e il principe mezzosangue (di J.K. Rowling, traduzione di Beatrice Masini) rappresenta non soltanto una collezione unica nel suo genere – il fantasy- ma puranche l’ultima speranza per il piccolo mago di sconfiggere Lord Voldemort e di vendicare così l’uccisione dei suoi genitori. Completarla non sarà per nulla facile; nonostante gli indizi per trovarli siano disseminati lungo i volumi dell’intera saga, sarà solo sul finire di narrazione che Harry scoprirà dove si nascondono gli ultimi due: l’uno nel famiglio del suo acerrimo nemico (il serpente Nagini, poi decapitato dal prode Neville Paciock grazie alla Spada di Godric Grifondoro) e l’altro in un posto lì dappresso, ma talmente ben celato che per distruggerlo non basterà una vita.
Porcellane: Utz di Bruce Chatwin
Impossibile parlare di collezionismo senza pensare al macro-mondo della ceramica; di certo fra gli articoli più ricercati dell’intero panorama hobbistico, i piatti da parata e le statuine di porcellana rappresentano, per molti, l’ideale decorativo della scultura di inizio novecento. Se non addirittura uno strumento di lotta sociale, come ci racconta Bruce Chatwin nel suo Utz, (Adelphi, traduzione di Dario Mazzone); ambientato a Praga durante gli anni del regime sovietico, il romanzo con protagonista un appassionato di maioliche di Meissen ci trasporta in un’epoca ove la proprietà privata era stata abolita e anche il semplice possesso di soprammobili rischiava di trasformarsi in una sfida per la libertà. “E io capii, mentre Utz faceva ruotare la statuetta alla luce della candela, che lo avevo giudicato male; che anche lui stava danzando; che per lui il vero mondo era il mondo di quelle figurine, e che, paragonate a loro, la Gestapo, la polizia segreta e furfanti vari non erano che creature di latta”.
Libri: Una solitudine troppo rumorosa di Bohumil Hrabal
Sebbene non via sia libreria al mondo in grado di raccogliere tutte le pagine di un’esistenza intera, collezionare libri è pur sempre un buon metodo per superare quei capitoli bui in cui capita di incappare lungo il corso di una vita. A patto che non si trasformi in una forma di dipendenza; il disturbo ossessivo-compulsivo che ci spinge ad accumulare libri con il solo proposito di colmare le nostre lacune interiori (detta anche bibliomania) è un disagio psicologico a tutti gli effetti, che rischia di nuocere tanto a noi quanto a coloro che ci stanno intorno. Come accade, per l’appunto, al protagonista del romanzo di Bohumil Hrabal Una solitudine troppo rumorosa (Einaudi, traduzione di Sergio Corduras); addetto a una pressa meccanica per la compressione della carta – che poi ricostruisce in parallelepipedi di mille forme e colori – Hanta soffre talmente tanto nel vedere i suoi romanzi preferiti ridotti al macero da decidere di conservarne ogni copia piuttosto che abbandonarli a un cestino già scritto (quello della compattazione).
Francobolli: la saga di Mondo Disco di Terry Pratchett
Oggi in leggero declino per via della dematerializzazione della corrispondenza telematica, fino al secolo scorso il mercato dei francobolli ha costituito uno dei settori di maggior rilievo nell’àmbito del cosiddetto “collezionismo classico”. E se fra i tanti (di ogni tipo, anche relativi ai libri) il “Gronchi Rosa” è uno dei più famosi al mondo, nel Discworld di Terry Pratchett lo stesso primato spetta ai francobolli di Ankh-Morpork: dedicati alla più grande città dell’universo a forma di disco, nel trentatreesimo volume della saga (Going Postal, ancora inedito in Italia) della loro emissione si occuperà Moist von Lipwig, un truffatore professionista cui viene affidato, quale alternativa alla pena di morte, il risanamento di un’amministrazione postale a dir poco disastrata. Ma per conoscere meglio i dettagli di una serie tanto strampalata quanto divertentissima vi suggeriamo di iniziare dal primo capitolo (Il colore della magia, Salani, traduzione di Natalia Callori).
Ricordi: L’archivio dei sogni spezzati di Elizabeth Buchan
Anche i diari segreti (o gli album fotografici, o i filmati di repertorio) possono costituire materiale da collezione se organizzati in un apposito archivio; capsule del tempo per informazioni che altrimenti finirebbero dimenticate, i ricordi in esse contenute resteranno accessibili per un prossimo futuro, quasi fossero sepolti nell’attesa di venire riscoperti. Quel che fa, per l’appunto, l’inglese Lottie Archer nel romanzo L’archivio dei sogni spezzati di Elizabeth Buchan (Nord, traduzione di Patrizia Spinato); in servizio presso un ipotetico Archivio Espatriati di Roma – ove sono conservate le testimonianze relative agli stranieri arrivati nella capitale e quivi morti per motivi i più disparati – la giovane ricercatrice si imbatte nel diario di Nina, una donna vissuta quarant’anni prima che, oltre alla provenienza (e a una fuga per amore) sembra avere con Lottie un’altra storia da spartire. Dalla stessa autrice de Il Museo delle promesse infrante (per Nord, traduzione di Valentina Zaffagnini).
Vestiti: Vintage dream di Erica Stephens
Ripiegati negli stipi delle mamme o sui banchi dei mercati alla rinfusa, gli abiti vintage – ovverosia quelli prodotti e/o venduti almeno vent’anni prima del momento attuale – sono un lusso cui davvero è impossibile resistere. Ma badate ad abbinarli con buon gusto: per vestirli con il giusto effetto serve non soltanto la misura adatta ma puranche un savoir faire che sappia evitare ogni caduta di stile. Il consiglio è allora quello di affidarsi a mani esperte, tipo quelle di Amanda, la protagonista del delizioso Vintage dream di Erica Stephens, Garzanti, traduzione di Adria Tissoni; proprietaria di un magazzino di vestiti usati da cui suo malgrado rischia di venire sfrattata, quando tutto apparirà perduto (e nemmeno l’amore sembrerà dalla sua parte) sarà proprio la passione per il démodé – oltreché l’incontro con l’anziana Olive – a restituirle la forza di reagire e di tornare a sperare in ciò per cui ha sempre lottato: un sogno di emancipazione e il negozio che l’ha aiutata a realizzarlo.
Vinili: Alta fedeltà di Nick Hornby
Era il 1990 quando Nick Hornby diede alle stampe quello che può definirsi il manifesto letterario di un’intera generazione; ambientato nella Londra del Britpop e della Cool Britannia, il romanzo con protagonista Rob Fleming – un disilluso trentacinquenne proprietario di un negozio di dischi – è la scelta ideale per chiunque voglia approcciarsi al collezionismo dei vinili, se non anche alle “liste di preferiti” per come esistevano quando ancora non c’era il digitale. E ciò non soltanto perché in Alta fedeltà (Guanda, traduzione di Laura Noulian) si possono ascoltare selezioni di artisti di tutto rispetto (dai Nirvana ai Rolling Stones, da Neil Young ai Beatles), ma soprattutto perché, di ritrovo sul divano del negozio, gli amici di Rob sono soliti condividere esilaranti top 5 delle cose che più amano o meno sopportano al mondo (fra cui i cinque libri migliori di tutti i tempi o i primi cinque complessi o cantanti che andrebbero fucilati se venisse la rivoluzione musicale).
Ossa: Il collezionista di ossa di Jeffery Deaver
Se è vero che ogni oggetto è potenzialmente un collezionabile – anche il più astruso, come le scatole di Pringles o le etichette delle banane – nessuna selezione può reggere il confronto con quella di carattere anatomico portata avanti da un serial-killer americano nel bestseller Il collezionista di ossa di Jeffery Deaver, Rizzoli, traduzione di Stefano Massaron; ricercato dal detective tetraplegico Lincoln Rhyme (che ne segue i movimenti per il tramite della giovane poliziotta Amelia Sachs) lo psicopatico enigmista lascia indizi sui cadaveri delle vittime perseguendo una linea d’azione a dir poco macabra: “Noi tutti, siamo nobile osso. Le ossa non mentono. Le ossa sono immortali”. Che in finale il criminologo riuscirà a scovarlo, questo è affare risaputo; che nella sua undicesima indagine (intitolata L’ombra del collezionista, sempre per Rizzoli) il serial killer sarebbe tornato a completare la raccolta, questo nessuno se lo sarebbe mai aspettato.
Insetti: L’arte di collezionare mosche di Frederik Sjöberg
E come non terminare la nostra trattazione con una collezione naturalistica; alternativa ben meno attraente di quella dedicata alle farfalle, ne L’Arte di collezionare mosche (Iperborea, traduzione di Fulvio Ferrari) l’autore svedese Frederik Sjöberg ci introduce alla raccolta dei sirfidi, una particolare famiglia di insetti imparentati con le mosche ma spesso confusi con api o vespe a causa di un mimetismo similare. Ciò detto, che cosa può regalarci lo studio (e la classificazione) delle mosche? Concentrazione, prima di tutto, ma anche la capacità di osservare ciò che ci circonda con una presenza tutta nuova, riscoprendo la Storia di Madre Natura anche in un esserino, il più bistrattato di tutti. “Con le mosche tutto si è rimesso a posto.” così ci spiega l’autore, “Esercitare il controllo su qualcosa, sia pure qualcosa di insignificante e apparentemente sconclusionato, dà un senso di serena euforia, per quanto effimero e sfuggente”.
Fonte: www.illibraio.it