L’eroismo di cui parla Jack London (1876-1916) in "Racconti del Pacifico", scritto dopo il suo viaggio tra le isole della Malesia e della Polinesia, non risiede solo nella ribellione e nel conflitto, ma assume anche la forma della quieta rassegnazione. Le storie narrate raccontano di diverse incarnazioni dello stesso eroe, fragile e solitario, mentre lotta contro il suo destino
London scrive questo libro prima dei trent’anni (nasce a San Francisco nel 1878), poco tempo dopo essere diventato famoso in tutto il mondo per le avventure di Zanna Bianca (1906). Ma prima del successo che gli ha cambiato la vita, lo scrittore, abbandonato dai genitori, lavorò in un porto facendo i mestieri più umili, venne arrestato per vagabondaggio e chiuso dentro un carcere giovanile.
Proprio lì, London inizia a leggere qualsiasi cosa, formandosi in maniera autodidatta, finendo poi per essere chiamato a Londra per lavorare come giornalista e inviato in varie parti del mondo come corrispondente di guerra.
Racconti del Pacifico presenta il lebbroso Koolau, indigeno che lotta sino alla morte per la dignità del piccolo gruppo di reietti cui appartiene; lo sceriffo di Kona, la cui anima impulsiva e generosa non è vinta neppure dalla malattia; il quieto pilota McCoy, che porterà in salvo una nave con la sola forza della sua autorevolezza; e infine il bracciante cinese Ah Cho che, per un errore di trascrizione del suo nome, patisce una sorte ingiusta, determinata dalla stupida crudeltà dello straniero colonizzatore.
Fonte: www.illibraio.it