Da classici come "Le avventure di Tom Sawyer" di Mark Twain a "Tre uomini in barca" di Jerome K. Jerome, passando per "Zia Mame" di Patrick Dennis e per testi contemporanei come "L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome" di Alice Basso e "Il paradiso degli orchi" di Daniel Pennac, una selezione di libri divertenti pensata per avvicinarsi a un genere leggero eppure mai superficiale, grazie a cui trascorrere qualche ora piacevole ma anche ricca di spunti...
“Non smetti di ridere quando invecchi, invecchi quando smetti di ridere“, sosteneva George Bernard Shaw (1856-1950).
E se è vero che leggere aiuta a mantenere viva la mente e fresca l’immaginazione, è quindi ancora più vero che un libro divertente possa diventare un ottimo alleato perfino contro l’invecchiamento.
Sì, perché opere diventate ormai celebri come Il fantasma di Canterville (Garzanti, traduzione di Albertine Cerutti) di Oscar Wilde (1854-1900), La legge di Murphy (Longanesi, traduzione di Luigi Spagnol) di Arthur Bloch e Guida galattica per gli autostoppisti (Mondadori, traduzione di Laura Serra) di Douglas Adams (1952-2001), o in tempi ancora più recenti Matilde (Salani, traduzione di Francesca Lazzarato e Lorenza Manzi) di Roald Dahl (1916-1990) e Bar sport (Feltrinelli) di Stefano Benni, ci permettono di ridere senza smettere al tempo stesso di riflettere.
Da Le avventure di Tom Sawyer di Mark Twain a Tre uomini in barca di Jerome K. Jerome, passando per Zia Mame di Patrick Dennis e per testi contemporanei come L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome di Alice Basso e Il paradiso degli orchi di Daniel Pennac, ecco quindi una selezione – che certo non pretende di essere esaustiva e i cui titoli non sono posti in ordine di importanza – di alcuni libri divertenti di ieri e di oggi pensata per avvicinarsi a un genere leggero eppure mai superficiale, grazie a cui trascorrere qualche ora piacevole ma anche ricca di spunti…
Non buttiamoci giù
Cominciamo da Nick Hornby, autore di culto britannico che in Non buttiamoci giù (Guanda, traduzione di Massimo Bocchiola) ci consegna un romanzo paradossale eppure straordinariamente credibile: la notte di Capodanno, in cima a un palazzo di Londra, quattro sconosciuti si incontrano per caso. Non hanno nulla in comune, tranne l’intenzione di buttarsi giù, ognuno per i suoi buoni motivi. Ma l’incontro è destinato a cambiare la loro vita: dopo una discussione accesa e stralunata, i quattro aspiranti suicidi scendono dal tetto, ma per le scale, uniti da una nuova complicità…
Le avventure di Tom Sawyer
Impossibile, poi, non citare un classico come Le avventure di Tom Sawyer (Garzanti, traduzione di Vincenzo Mantovani) di Mark Twain (1835-1910), in cui incontriamo un ragazzino vivace, Tom, che vive con la zia Polly in una cittadina sulle rive del Mississippi. Il nostro protagonista conduce una monotona vita scolastica, ma è pieno di immaginazione e in compagnia dell’amico Huck Finn sogna avventure con i pirati e scoperte di tesori nascosti. Sempre al centro di guai, ideatore di giochi e di burle, è il primo attore di quel teatro dell’infanzia che Twain ci presenta come età non dell’innocenza, ma dell’ingegnosità.
L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome
E veniamo ora a L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome (Garzanti), l’esordio di successo della scrittrice milanese Alice Basso, che ha dato il via alla serie bestseller di Vani Sarca. Quest’ultima fa la ghostwriter per un’importante casa editrice e un giorno è obbligata a fare due chiacchiere con Riccardo, acclamato autore in preda a una crisi di ispirazione. Nel frattempo, un’autrice per cui sta lavorando Vani è stata rapita e la polizia vuole la sua collaborazione, perché un commissario ha l’impressione che con il suo talento possa entrare nella mente del sequestratore.
Zia Mame
Immaginate di essere un ragazzino nell’America degli anni Venti, spedito a New York dopo la morte del papà, e che si trova di fronte una gran dama leggermente equivoca e soprattutto giapponese: la zia Mame. A quel punto avete solo due scelte, o fuggire in cerca di tutori più accettabili, o affidarvi a un personaggio eccentrico e indimenticabile e attraversare insieme a lei l’America in un foxtrot di feste, amori, avventure, colpi di fortuna e cadute in disgrazia che non dà respiro, proprio come accade nel celebre Zia Mame (Adelphi, traduzione di Matteo Codignola) di Patrick Dennis (1921-1976).
Tre uomini in barca
Divenuto ormai un classico della letteratura inglese, Tre uomini in barca (Mondadori, traduzione di Bruno Oddera) di Jerome K. Jerome (1859-1927) racconta le avventure di Jerome, Harris e George: tre amici, una barca e il fiume. Sì, perché nulla è più adatto di una gita per rilassare un po’ i nervi… se non fosse che la loro organizzazione, in realtà, fa acqua da tutte le arti. Cosicché solo il cane Montmorency sembra godersi questa buffa avventura, ricca di imprevisti, incomprensioni e divertimento, proprio come si ritrova a leggere i dialoghi e le trovate assurde dei protagonisti.
Sono felice, dove ho sbagliato?
Con Sono felice, dove ho sbagliato? (Einaudi) di Diego De Silva ci spostiamo poi nell’Italia di oggi, in cui al famoso avvocato Vincenzo Malinconico la compagna Veronica manda in studio una coppia di amici che gli chiedono d’intentare, con una class action, una causa epocale per l’infelicità di coppia. Malinconico si fa trascinare, anche se la situazione gli sta stretta e lui sbrocca, riuscendo però perfino a divertirsi. Fra risate, battibecchi, colpi di scena e ordinarie drammaturgie familiari, Malinconico riuscirà così ad articolare una stralunata difesa. Che soprattutto sarà di se stesso.
Il paradiso degli orchi
E veniamo a un’altalena tra divertimento e suspence, tra una Parigi da Misteri di Sue e una Parigi post-moderna dove proliferano i piccoli e grandi “orchi” che qualcuno crede estinti. Perché degli orchi si può ridere o si può tremare, e uno scrittore d’invenzione come Daniel Pennac non ha certo paura di affrontarli con l’arma dell’umorismo, che lui stesso definisce una “irriducibile espressione dell’etica” ne Il paradiso degli orchi (Feltrinelli, traduzione di Yasmina Mélaouah), un romanzo che ha per protagonista una grande famiglia fuori dagli schemi e sempre imprevedibile.
Una cosa divertente che non farò mai più
Una cosa divertente che non farò mai più (minimum fax, traduzione di Gabriella D’Angelo e Francesco Piccolo) è il mix di comicità e virtuosismo stilistico con cui l’Italia ha conosciuto il genio letterario di David Foster Wallace (1962-2008). Un reportage narrativo di culto, da una crociera extralusso ai Caraibi – iniziato sulla stessa nave che lo ospitava e cresciuto a dismisura dopo innumerevoli revisioni -, diventato ormai un classico dell’umorismo postmoderno e al tempo stesso una satira spietata sull’opulenza e il divertimento di massa della società americana contemporanea.
Piccoli suicidi tra amici
In Piccoli suicidi tra amici (Iperborea, traduzione di Maria Antonietta Iannella e Nicola Rainò) facciamo invece la conoscenza della Libera Associazione Morituri Anonimi, che raccoglie in un Grand Tour i più disparati e folli personaggi. Dalle falesie di Capo Nord ai burroni del Furka, fino all’estrema punta dell’Algarve, tra avventure, amicizie, solidarietà e nuovi amori, la banda degli apprendisti suicidi sarà però raggiunta dal nemico da cui ha tentato di fuggire: la vita. Perché “si può scherzare con la morte, ma con la vita no. Evviva!” Parola di Arto Paasilinna (1942-2018).
La sovrana lettrice
E concludiamo con La sovrana lettrice (Adelphi, traduzione di Monica Pavani) di Alan Bennett, in cui a una cena ufficiale la regina d’Inghilterra chiede al presidente francese se ha mai letto Jean Genet. Questo perché, per un puro accidente, la sovrana ha d’un tratto scoperto il mondo dei libri, non può più farne a meno e cerca di trasmettere il virus a chiunque incontri il suo cammino. Con quali effetti sul suo entourage, sui suoi sudditi, sui servizi di security e soprattutto sui suoi lettori e sulle sue lettrici lo scoprirà solo chi arriverà all’ultima pagina, anzi, all’ultima riga.
Fonte: www.illibraio.it