"È successo ormai un anno fa, eppure sembra appena ieri che Luis Sepúlveda ci ha lasciato...". Su ilLibraio.it il ricordo del traduttore e autore Bruno Arpaia, grande amico dell'amatissimo scrittore venuto a mancare il 16 aprile 2020
È successo ormai un anno fa, eppure sembra appena ieri che Luis Sepúlveda ci ha lasciato. Quest’anno al tempo stesso così desolato e così pieno di eventi per me è iniziato davvero il giorno in cui Lucho è stato ricoverato nella terapia intensiva dell’ospedale di Oviedo, nelle Asturie, e poi, con tutta la consapevolezza della sua drammaticità, quel 16 aprile in cui il Coronavirus si è portato via l’amico e lo scrittore.
E i giorni di quest’anno maledetto sono corsi in fretta, mentre, in preda al timore e all’insicurezza, ero più o meno chiuso in casa, accompagnato dalla presenza costante di Lucho, dalla rilettura dei suoi libri, dal senso di irreparabile perdita per la sua amicizia, per i suoi abbracci da orso, per le sue risate, per i suoi gesti di generosità, per le sue storie davanti a un asado cucinato alla sua maniera; assalito, per di più, dal rimpianto per i libri che Luis non aveva ancora scritto e che non potremo mai più leggere.
Soprattutto per quell’Agua mala che aveva annunciato e al quale stava lavorando: il romanzo che avrebbe visto l’amato Juan Belmonte, l’ormai settantenne quasi alter-ego di Sepúlveda, parco di parole e pieno di dignità, affrontare le grandi multinazionali dell’allevamento del salmone che hanno desertificato i mari patagonici e i “guerrieri di Dio” della Nueva Iglesia Evangelista Universal.
A confortarmi un po’, in questo periodo, ci sono stati gli innumerevoli attestati di cordoglio, gli omaggi che i lettori, i librai, gli organizzatori di festival e di eventi culturali, hanno tributato a Sepúlveda da un capo all’altro dell’Italia, il Paese che più di tutti gli altri aveva apprezzato le sue opere e ne aveva decretato il successo. “Un successo sano”, come ho scritto nel libro che gli ho voluto dedicare come omaggio a trent’anni di amicizia, “che nasceva dalla passione dei lettori e non da qualche strategia di marketing, che non passava per il denaro ma per la letteratura”. E che passava, aggiungerei adesso, anche per la sua umanità, per i suoi valori, per la sua curiosità, per il suo senso di ribellione, per la sua storia personale, per la sua grande vena affabulatoria, capaci di conquistare, come diceva lui stesso, “un pubblico dai cinque ai novantacinque anni”.
Imprescindibile è stato poi il sostegno dei tanti che hanno letto il mio libro su di lui e mi hanno ringraziato perché, attraverso quelle pagine, si sono sentiti anche loro un po’ amici di Lucho.
Già, gli amici: la rete di fraternità e di solidarietà che Luis (“il buon selvaggio dell’amicizia“, come lo aveva definito José Manuel Fajardo) aveva contribuito a creare tra persone sparse al di qua e al di là dell’Atlantico. Quella rete di persone, accomunate dal dolore per la sua perdita, che si sono strette attorno a Carmen Yáñez, la moglie di Luis, e che hanno cercato di confortarsi reciprocamente, seppure a distanza, dicendosi che Lucho è sempre qui con noi, nei nostri ricordi. E con i suoi libri che continueremo a rileggere, per discutere, ridere, sognare, appassionarci ancora con lui.
L’AUTORE E IL LIBRO – Scrittore, traduttore di letteratura spagnola e giornalista napoletano classe 1957, Bruno Arpaia ha dedicato il suo nuovo libro, Luis Sepúlveda. Il ribelle, il sognatore (Guanda), all’amico e collega Luis Sepúlveda, l’amatissimo scrittore cileno autore di testi come Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, Patagonia express, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa (Guanda, traduzione di Ilide Carmignani).
Si tratta di un ritratto preciso e appassionato del grande scrittore recentemente scomparso, che in queste pagine viene raccontato non dal punto di vista di un critico o di un biografo, ma da quello di un trentennale amico e collega. Passando dalla sua vita ai suoi libri, dai suoi temi alle sue ossessioni, dai suoi luoghi ai suoi tanti amici, Bruno Arpaia svela infatti allo stesso tempo il Luis Sepúlveda pubblico e quello intimo, nel tentativo di farlo conoscere meglio ai suoi tantissimi lettori e di restituire, ora che purtroppo non ci sarà più lui a raccontarla, un’immagine autentica e limpida di una vita di formidabili passioni.
Fonte: www.illibraio.it