"Forse per un'ingannevole natura l’estate diventa spesso protagonista di storie memorabili. Quasi che, per uno scrittore, farne lo sfondo temporale di un romanzo, possa in qualche modo addomesticarne la natura selvaggia e slabbrata. E allora ricordiamo tre capolavori che trasudano calore letterario e meritano la rilettura....". Lo scrittore Gian Andrea Cerone presenta a ilLibraio.it tre storie al cardiopalma che hanno "svelato gli inganni dell’estate", tra horror, romanzi di formazione e il ritorno a un'infanzia perduta (firmate, rispettivamente, da Stephen King, Niccolò Ammaniti e Tiffany McDaniel)
E la chiamano estate/Questa estate senza te/Ma non sanno che vivo/Ricordando sempre te. Così recita il testo della splendida canzone di Bruno Martino che mio padre amava canticchiare mentre guidava la nostra Opel Manta, color argento metallizzato, lungo la striscia d’asfalto dell’Aurelia che si snoda a precipizio sull’azzurro mar di Liguria. Dai finestrini aperti entrava l’aria salmastra della macaia resa fresca dal moto dell’auto e intanto io e mia sorella lanciavamo dei buu di protesta, intonando Battisti, Dalla e De Gregori, le cui canzoni ci sembravano le uniche degne di accompagnare la magica atmosfera di quelle felici gite estive.
Pucci e Gian, i PuGi, uno sgangherato duo canterino con qualche incisivo mancante, che però in quell’abitacolo era famoso almeno quanto Simon & Garfunkel a Central Park. A quel punto mamma accarezzava bonariamente la spalla di papà e si univa complice alla nostra esibizione, dando vita insieme a noi a quella che per me resta ancor oggi la più bella melodia dell’estate.
Già l’estate. Una stagione sospesa per definizione, il tempo dilatato delle vacanze. Un ponte di infinite giornate che sciolgono i ghiaccioli tra le dita e, complici i baci rubati a bordo mare, intrecciano brevi amori privi di un domani; passaggi di nuvole bianche che screziano il cielo e accarezzano le montagne, portando via nel vento i desideri inesauditi.
E poi ci sono le “canzoni per l’estate”, spensierate e ballabili… e le “letture estive”, associate perlopiù a libri appassionanti. Di solito struggenti storie d’amore, non sempre a lieto fine. Oppure i gialli e i noir, con le loro pagine grondanti di misteri e inganni, magari condite di dubbi etici e riflessioni sul dolore.
Per molti è proprio l’estate l’unico periodo in cui dedicarsi alla lettura: un tempo assai più generoso di quello lavorativo, che di solito concede alle pagine dei romanzi impilati sul nostro comodino le briciole del fine giornata o, se va bene, i ritagli del fine settimana sottratti ai doveri famigliari. È ovvio che in questa perenne lotta contro il tempo da dedicare alla lettura – soprattutto in un mondo bombardato dall’offerta seriale delle piattaforme digitali di intrattenimento, dei podcast, del gaming online, delle news a portata di clic e dei compulsivi aggiornamenti meteo – il raggiungimento della jouissance e del piacere del testo teorizzata da Roland Barthes diventi, per i più, un miraggio irrealizzabile.
Ma forse è proprio per la sua ondivaga natura che l’estate è spesso protagonista di storie memorabili. Quasi che, per lo scrittore, farne lo sfondo temporale di un romanzo rappresenti una sfida per addomesticarne la natura selvaggia e slabbrata.
Per tutti questi motivi mi piace ricordare qui tre capolavori che trasudano calore agostano e meritano la rilettura.
Il primo è una novella del 1982 di Stephen King, Il Corpo (The Body), contenuta nella raccolta Stagioni Diverse (Different Seasons), edita in Italia nel 1987 da Sperling & Kupfer. È un testo generazionale, scritto in modo divino, subito diventato un assoluto paradigma per chiunque desideri raccontare il mondo degli adolescenti. La declinante estate del 1960 rappresenta, per quattro dodicenni di Castle Rock nel Maine, il punto di non ritorno della loro infanzia. Le avventure di Gordie Lachance, Chris Chambers, Teddy Duchamp, e Vern Tessio alla ricerca del cadavere di un loro coetaneo diventano, grazie al perfetto meccanismo narrativo creato da King, la metafora dell’abbandono dei sogni dell’infanzia e del definitivo passaggio all’età adulta. Alla fine del racconto quella caldissima estate si trasformerà in un irreversibile autunno (non a caso il titolo completo del racconto è L’autunno dell’innocenza – Il corpo) che indirizzerà le giovani esistenze dei protagonisti verso la vita vera, con il suo carico di amarezze e disillusioni. Soltanto Gordie, che non a caso di cognome fa Lachance (ovvero opportunità) riuscirà a realizzare i suoi progetti, diventando scrittore di successo e padre di tre figli, esattamente come i suoi amici morti prematuramente. Nella finzione del racconto toccherà a lui fare le veci di Stephen King, facendoli rivivere nella sua ottava opera letteraria, ispirata proprio a quell’estate magica e fosca.
La seconda lettura che consiglio è in qualche modo figlia della prima. Io non ho paura, il romanzo del 2001 che valse a Niccolò Ammaniti il premio Viareggio e che due anni dopo divenne un film diretto da Salvatores. Per stessa ammissione di Ammaniti, “King è stato un maestro che ho letto e riletto mille volte per capire i segreti della sua scrittura”. Inoltre, lo scrittore romano utilizza un immaginario pop e cinematografico anni ’80, cesellando e strutturando alla perfezione la storia e restituendo al lettore il profumo dei grandi classici unito alla crudeltà senza sconti della provincia italiana. Il tutto sulla base di un’idea potentissima. La storia d’amicizia, in un’estate torrida che toglie il respiro, tra un bambino del luogo e un suo coetaneo del nord, vittima di un sequestro e tenuto in ostaggio dalla complicità dell’intero paese e dei “grandi”. Una storia tesa, narrata per sottrazione, che in alcuni passaggi piega il romanzo di formazione verso l’horror puro.
Il terzo testo è una dichiarazione d’intenti già a partire dal titolo, L’estate che sciolse ogni cosa, il bruciante esordio di Tiffany McDaniel, edito in Italia da Blu Atlantide, nel luglio del 2020. Qui l’estate diventa la protagonista di una catarsi annunciata nello straordinario incipit: “Il caldo arrivò insieme al diavolo. Era l’estate del 1984 e il diavolo era stato invitato. Quel caldo torrido no. C’era da aspettarselo che arrivassero insieme. Dopo tutto, il caldo non è forse il volto del diavolo? E a chi è mai capitato di uscire di casa senza portarselo dietro?”.
Ecco, il caldo non è forse il volto del diavolo? Ma stavolta il diavolo è qui tra noi in terra e, in barba a tutte le convenzioni di genere, ha il volto e le sembianze di un ragazzino dalla pelle nera e dagli occhi azzurri. Come si scoprirà in una scalata narrativa in cui anche i dettagli fisici sono gradini che elevano il racconto. A un certo punto della storia il ragazzino assumerà volontariamente il nome del diavolo: Sal, unione delle iniziali di Satana e Lucifero. Ma l’accettazione di essere una creatura irregolare, un’anomalia nel mondo degli uomini, non gli impedirà di mantenere la sua identità di bambino. In fondo non c’è forse un che di diabolico in ogni essere umano? E poi, tutti i bambini si sentono smarriti in una società che non sa trovare per loro un futuro. Per tutti loro, come per noi, c’è stata una stagione costellata da lutti e perdite dolorose in cui la vita è cambiata per sempre. Un’estate lontana, il tempo dell’innocenza perduta, che resta viva soltanto grazie alla forza del ricordo e della memoria.
Ho un debito letterario con ognuno di questi libri, un debito che ho provato a restituire diluendolo nelle pagine del mio ultimo romanzo, Le conseguenze del male, edito da Guanda. In esso, durante un feroce agosto milanese, la squadra dei miei poliziotti affronta il disagio del confronto con le proprie paure e i propri dubbi, ben consci che dopo aver affrontato l’avvento del male nulla potrà essere più come prima.
Anche perché il mio commissario Mandelli è uno che conosce ogni tipo di inganno, compresi quelli dell’estate e del diavolo, e sa bene che “a Milano in agosto non si cammina, si scivola tra i palazzi provando a immaginare i tragitti meno penosi, come rabdomanti dell’ombra alla ricerca del suo effimero sollievo.”
L’AUTORE E I LIBRI – Gian Andrea Cerone, savonese classe 1964, milanese d’adozione, ha una lunga esperienza nell’ambito della comunicazione, dell’editoria tradizionale, televisiva e digitale. Tra i numerosi incarichi svolti, è stato responsabile delle relazioni istituzionali presso il ministero dello Sviluppo Economico e presso EXPO 2015. Nel 2018 ha fondato la piattaforma editoriale di podcast Storielibere.
Nel 2022 ha pubblicato con Guanda il suo libro d’esordio, Le notti senza sonno, primo romanzo della serie che vede in azione la squadra investigativa dell’Unità di Analisi del Crimine Violento di Milano. Protagonisti il commissario Mario Mandelli, cinquantacinquenne solido, vecchia volpe del mestiere e appassionato di storia, e l’ispettore Antonio Casalegno, affascinante e donnaiolo, perfettamente complementare al suo capo, alle prese con un complicato caso di omicidi seriali.
Il trattamento del silenzio (Guanda), il secondo romanzo con protagonisti Mandelli e Casalegno, presenta un nuovo mistero per l’UACV, travolta da otto giornate intrise di sangue e crudeltà. Cosa lega i cadaveri, orribilmente seviziati, di due noti collezionisti d’arte, alla sparizione di un libro esoterico che custodisce un antico segreto?
Il terzo romanzo dell’apprezzata serie, Le conseguenze del male (Guanda), porta una nuova indagine per il commissario Mandelli e la sua squadra. In una Milano torrida e semideserta di metà agosto, una donna viene trovata annegata nel Lambro. Il commissario Mandelli, che si sta godendo gli ultimi giorni di mare in Liguria con la moglie Isa, viene richiamato in città per seguire la pista di un rapimento che lo tocca da vicino: è scomparsa quella Clara per cui tanti anni prima il suo cuore di marito fedele aveva (quasi) vacillato…
Fonte: www.illibraio.it