Anche grazie all'umorismo ben riconoscibile, Nick Hornby è uno degli scrittori britannici più amati. "Alta fedeltà", uscito nel 1995 e diventato anche un film, è uno dei suoi romanzi più celebri. Ecco perché (ri)leggere le vicissitudini (anche sentimentali) di Rob, un trentacinquenne che ha l’abitudine di trascorrere la sua giornata in mezzo alla musica, nel negozio di dischi in cui lavora...
Con dieci romanzi, parecchi racconti, saggi e sceneggiature all’attivo, Nick Hornby è uno degli autori britannici più amati.
Alcune delle sue storie, come Alta fedeltà, sono diventate pellicole cinematografiche di successo, per quanto i libri abbiano quell’umorismo così ben riconoscibile.
Nick Hornby, infatti, è capace di raccontare in tono dolceamaro amori, fasi della vita, rapporti interpersonali, ricerca della propria identità. Raccontare i vari aspetti della vita senza edulcorare o tacere nulla, all’insegna dell’ironia, rende le sue storie estremamente spontanee. E durature.
Sembra incredibile, infatti, che Alta fedeltà sia uscito per la prima volta nel 1995 e che, un anno dopo, sia arrivato in libreria in Italia per Guanda, con la traduzione di Laura Noulian. Eppure, a quasi trent’anni di distanza, Alta fedeltà non ha certamente smesso di farci ora sorridere, a volte arrabbiare, talvolta intenerire per quanto accade al protagonista.
Tra i tanti, abbiamo scelto sette motivi per leggere Alta fedeltà e – una volta tanto – meglio ancora se lo avete già letto e lo ritrovate a distanza di anni, perché percepirete la storia in modo molto diverso.
Un trentenne che fatica a trovare il proprio posto nel mondo
Fin dall’inizio del romanzo, capiamo che il protagonista assoluto di Alta fedeltà è il suo io narrante, Rob, un trentacinquenne che è solito vestirsi e comportarsi da ragazzo. Rob ha l’abitudine di trascorrere la sua giornata in mezzo alla musica, vendendo dischi nel suo locale, dove parla di musica con i suoi due amici e commessi, creando con loro una classifica dopo l’altra in attesa di nuovi clienti.
Un’altra passione di Rob sono le relazioni sentimentali, dal momento che fin dalla più tenera adolescenza il successo con le donne ha avuto una fortissima influenza sull’autostima del protagonista. Basta poco per farlo innamorare, o almeno per regalargli sogni a occhi aperti, in attesa di un brusco risveglio. Sì, perché Rob viene spesso scaricato dalla ragazza di turno. Il problema? Ci vorranno anni, ma sarà proprio Laura, la co-protagonista del romanzo, nonché sua fidanzata, a rivelarglielo:
“Hai tutti gli ingredienti base. Sei molto simpatico, quando ti ci metti. Fai ridere la gente, quando te ne prendi il disturbo, e sei gentile e quando decidi che una ti piace, sai farla sentire come se fosse il centro dell’universo, e questa è una sensazione molto erotica. È solo che per la maggior parte del tempo non te ne prendi il disturbo”.
“E adesso cosa farai, Rob?”. Dopo Laura, è tempo di fare i conti con le proprie ex
Incontrata nel 1987 al Groucho – locale dove Rob faceva il deejay e sembrava pieno di ambizioni -, Laura è molto in gamba: si è sempre data da fare e ha rappresentato una guida per Rob. Ora è avvocata in uno studio di successo, dove ottiene un ottimo stipendio, benché lei da ragazzina sognasse di difendere i più deboli in una qualche associazione umanitaria. Insomma, Laura è l’esatto opposto del pigro Rob: pensa spesso a chi vuole essere, prende atto che la vita adulta comporta compromessi e non di rado aiuta anche economicamente il suo compagno.
Il lunedì mattina in cui Laura lascia Rob, all’inizio del romanzo, segna per lui una forte linea di demarcazione tra un prima e un dopo. Rimasto solo, Rob si sente spaesato e in piena crisi. In preda al vittimismo, prova a fare i conti con le ex che lo hanno lasciato anni prima e che lui non ha mai dimenticato (“Avrei fatto meglio a dimenticarmela, secoli fa, ma non sono molto bravo a dimenticare”). Pensa che sia giusto rivederle o perlomeno risentirle: forse loro possono aiutarlo a capire cosa non vada in lui. E questa è la premessa a una serie di incontri tragicomici decisamente spassosi.
La musica: un parametro per giudicare la propria vita e quella degli altri
Championship Vinyl a Londra Nord è molto più di un semplice negozio di dischi: dopo aver perso il posto da deejay, Rob ha investito tutto lì dentro, ma con gli anni le sue ambizioni si sono impolverate come tanti vinili che nessuno compra mai. Con la recessione, il negozio ha iniziato a ottenere sempre meno introiti e, se non fosse stato per un prestito di Laura, Rob probabilmente sarebbe fallito. Eppure, lì dentro c’è tutta la sua vita e anche a casa Rob stipa continuamente dischi.
Convinto di avere gusti decisamente migliori della media nazionale in fatto di cantanti, Rob è portato a prevaricare gli altri nei discorsi che riguardano la musica. Non perde certo l’occasione per cambiare traccia in macchina con Laura, se suonano i Simply Red o altri musicisti che non stima. Scoprire la musica preferita degli altri è persino un criterio per capire con che persone si ha a che fare e decidere, di conseguenza, se sia il caso di frequentarle o meno. E ogni volta che c’è una crisi all’orizzonte, è il momento giusto per riordinare la sua collezione di dischi secondo un nuovo criterio.
Quando gli amici non sono solo persone di cui non hai perso il numero di telefono
Dick e Barry, che lavorano al negozio e condividono con lui tante ore, pensieri e chiacchiere, dovrebbero essere i suoi migliori amici, ma forse Rob non ne è pienamente conscio. Benché abbia un rapporto fraterno con entrambi, ci sono discorsi che Rob non può affrontare con loro. Ci vorrà tempo, ad esempio, per confessare loro che Laura lo ha lasciato. Viceversa, ci sono piccole e grandi rivelazioni che si fanno vicendevolmente che offenderebbero chiunque. Ma loro no: si conosco benissimo e da tanti di quegli anni da risultare ormai prevedibili.
Dick è quello che fatica a comprendere qualsiasi questione pragmatica o sentimentale, mentre Barry “parla pressoché ininterrottamente, e per lo più dice cose incomprensibili e assurde” e sogna di sfondare con la sua band. Quando si parla di musica, è difficile dire se siano loro i più agguerriti o Rob. Non di rado tutti e tre si coalizzano contro i gusti osceni di alcuni potenziali clienti.
(A volte) il sesso non è solo sesso
Per quanto Rob sia afflitto per l’addio di Laura, non mancano le occasioni per ricominciare. C’è una bella cantante country, ad esempio, Marie LaSalle, che potrebbe col suo talento incantare Rob. Ma come metterla con Laura che, per quanto se ne sia andata a vivere con un altro, per varie ragioni continua a telefonare o a vedere Rob? Così è certamente più difficile lasciarsi andare e voltare pagina, perché ci si mettono tanti fattori, non ultimi i ricordi, così pervasivi. Se da un lato Rob prova a ridurre tutto al sesso (come sarà Laura tra le lenzuola del suo nuovo uomo?), non ci vuole molto per capire che il narratore sta solo provando a ridurre tutto il suo dolore all’orgoglio ferito. Intanto una crepa si apre sempre di più, via via che l’assenza si fa sentire.
Eppure, Nick Hornby col suo consueto talento infila nei pensieri del suo protagonista anche alcuni pensieri più scomodi: oltre alla sofferenza e alla nostalgia Rob prova anche sollievo. Ora nessuno lo incalza a prendere decisioni “da uomo”, e può continuare a essere l’eterno ragazzo senza particolari responsabilità.
“È più facile avere i genitori se hai una fidanzata”
Accanto all’amore sentimentale e all’amicizia, Nick Hornby racconta anche altri rapporti: quelli con la propria famiglia e la famiglia della propria compagna. Non è semplice fare i conti con l’invecchiamento o addirittura il lutto, e anche in queste occasioni Rob si mostra un adolescente non cresciuto, che cerca il contrasto con i suoi genitori come farebbe un adolescente in piena ribellione o fugge alle responsabilità, semplicemente perché certi oneri lo fanno sentire male e lo scuotono.
Insomma, anche in queste occasioni è evidente quanto Rob sia incastrato in un’apatia da ragazzo che non vuole diventare uomo. Eppure la vita lo spingerà a delle svolte: certo, si tratterà di costrizioni, perché Rob non è per niente coraggioso e passerebbe volentieri il tempo a trascinarsi in una routine rassicurante, ma qualcosa – che non si può svelare – accadrà.
Un narratore che ce la racconta
A conquistare maggiormente il lettore è proprio la voce di Rob, che non si limita a giocare con le tessere della sua vita, tra passato e presente per costruire un puzzle narrativamente vivace e colorito. Ogni evento è filtrato dalle sue riflessioni, a volta strampalate, altrove piene di doppifondi, che noi lettori interpreteremo, arrivando a dare a Rob un carattere ben preciso, senza forzature.
Nick Hornby crea così una commedia in cui l’elemento psicologico si nasconde dietro l’angolo, mentre leggiamo con piacere Altà fedeltà (titolo che potrebbe nascondere un intento ironico o un secondo significato quale “alta fedeltà a sé stessi”).
Tra un dialogo frizzante e una riflessione tanto sincera da lasciarci a bocca aperta, Alta fedeltà resta una commedia piacevole, che racconta attraverso il suo protagonista le difficoltà di tanti Peter Pan che si trovano a dover decidere se restare eterni ragazzini e diventare, una volta per tutte, adulti.
Fonte: www.illibraio.it