Non solo Sally Rooney: alcune scrittrici irlandesi da leggere

di Noemi Milani | 11.05.2020

Negli ultimi anni anche chi non ama i classici si sarà probabilmente avvicinato alla letteratura irlandese grazie alla fama internazionale di Sally Rooney. Ecco allora alcune scrittrici da leggere per chi ha amato "Persone normali" e "Parlarne tra amici". Ma anche per chi preferisce romanzi di altro tipo. Da Edna O'Brien alla nuova promessa Naoise Dolan, passando per la non-fiction di Emilie Pine e di Sinéad Gleeson, un approfondimento dedicato alle più interessanti autrici di narrativa del Paese


Con ben quattro Premi Nobel – William Butler Yeats, George Bernard Shaw, Samuel Beckett e Séamus Heaney  e James Joyce, che non ricevette mai il prestigioso Premio, ma che scrisse un libro di culto come l’Ulisse, è difficile non avere nella propria libreria un’opera scritta da autori o autrici d’Irlanda.

Negli ultimi anni anche chi non ama i classici si sarà probabilmente avvicinato alla letteratura irlandese grazie alla fama internazionale di Sally Rooney (qui la nostra intervista all’autrice, ndr). Il suo ultimo romanzo, Persone Normali (Einaudi, traduzione di Maurizia Balmelli) è diventato una serie di dodici puntate in onda su BBC Three dal 26 aprile in Gran Bretagna (su Hulu per gli Usa e su RTE per l’Irlanda – ancora non sembrano esserci notizie per l’Italia), e il suo esordio, Parlarne tra amici (sempre edito da Einaudi e tradotto da Maurizia Balmelli), l’ha resa un’icona della letteratura “millennial”.

Potrebbe essere simile il destino di Naoise Dolan, autrice ventottenne che ha appena pubblicato il suo romanzo d’esordio. Nonostante le librerie siano quasi tutte chiuse per via della pandemia, il suo è il quarto romanzo più venduto in Irlanda ed è nella top ten dei bestseller del Sunday Times. Da noi viene pubblicato da Atlantide Edizioni (con la traduzione di Claudia Durastanti). Al centro di Exciting times (W&N) c’è Ava, una giovane irlandese che si trasferisce a Hong Kong per insegnare inglese e che inizia una relazione con un espatriato inglese.

scrittrici irlandesi

Nella letteratura irlandese, però, non sono mai mancate scrittrici iconiche. Edna O’Brien, irrefrenabile autrice che lo scorso autunno, a 89 anni, ha pubblicato Girl (Faber), deve la sua fama internazionale soprattutto alla trilogia delle Ragazze di campagna (Fazi). Libri che suscitarono scandalo e furono banditi nella cattolica Irlanda degli anni Sessanta perché raccontavano la vita di due donne a Dublino, e poi a Londra, tra sesso prematrimoniale, tradimenti, divorzi.

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Catherine Dunne, autrice apprezzata in Italia per i suoi romanzi pubblicati da Guanda, ha iniziato a scrivere nel 1997 dopo la scomparsa del figlio e ha esordito con La metà di niente. Nelle sue opere racconta le storie di donne irlandesi di ieri e di oggi.

Ci sono anche nomi dimenticati e poi riscoperti negli ultimi anni, come la signora dello humor nero Molly Keane, autrice tra gli altri libri de Le buone maniere (Fazi) e Nora Hoult, che ha scritto ben sette opere censurate in Irlanda, ora rivalutata grazie al lavoro di Sinéad Gleeson che l’ha inserita nella antologia The long gaze back (New Island), una raccolta di trenta dei migliori racconti scritti da donne irlandesi di tutti i tempi.

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Gleeson, che tra le altre cose scrive di cultura e letteratura sull’Irish Times, nel 2019 ha pubblicato per Picador Constellations, una serie di personal essays che ruotano attorno alla malattia, alla maternità, al corpo di una donna in Irlanda. 

Sempre nel solco della non-fiction sull’essere donna rientra Notes to self (Penguin), la raccolta di Emilie Pine. La scrittrice, associate professor all’University College di Dublino, esplora temi taboo come mestruazioni, aborto, infertilità, alcolismo e l’abuso subito da adolescente. Intervistata dal Guardian ha raccontato di aver scritto “i saggi che avrebbe voluto leggere”.

Torniamo al romanzo con Anna Burns, autrice di Milkman (Keller, traduzione di Elvira Grassi) e vincitrice del Man Booker Prize nel 2018. Ambientato in un piccolo paese dell’Irlanda del Nord, racconta la storia di una giovane donna oggetto di attenzioni indesiderate da parte di un uomo più anziano, il “lattaio” del titolo.

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Alla maternità la scrittrice Anne Enright – conosciuta in Italia anche per La veglia e La strada verde, tutti pubblicati da Bompiani – ha dedicato Fare figli. Inciampando nella maternità. La scrittrice, nata nel 1962 a Dublino, ha anche forgiato una definizione per le opere che abbracciano narrazioni frammentate e sperimentali: “nuovo modernismo irlandese”.

Un filone nato dalle ceneri della crisi economica e che si sposa con lo stile di Eimear McBride. Nei suoi romanzi unisce tratti autobiografici all’“universalità dell’essere una donna”: con Una ragazza lasciata a metà (Safarà, 2016 traduzione di Riccardo Durant), Bohémien minori  (La Nave di Teseo, traduzione di Tiziana Lo Porto) e Strange Hotel (Faber & Faber) delinea gli stadi della vita di una donna, dall’adolescenza fino all’età adulta. Senza lesinare sul sesso. O l’amore. Come ha affermato intervistata al Guardian: “Bohémien è un libro sull’amore. Strange Hotel sulla sua assenza”. 

La classe operaia è al centro delle opere di Lisa McInerney che si è fatta conoscere grazie al blog Arse End of Ireland, in cui descriveva la vita degli abitanti di un quartiere popolare e poi con il romanzo Peccati gloriosi (Bompiani, traduzione di Marco Drago) in cui racconta le vicende di sei personaggi tra cui un giovane gangster, Ryan, nato e cresciuto proprio in un quartiere popolare. Ryan torna anche nel secondo romanzo di McInerney, The blood miracles (John Murray).

Le nuove voci della letteratura irlandese non rappresentano solo la città e le esperienze urbane di chi la abita. Fiore frutto foglia fango (NN editore, traduzione di Ada Arduini), è il romanzo di esordio di Sara Baume sull’amicizia tra un uomo isolato da tutto e da tutti e il suo cane. Ancora inedito in Italia il suo secondo libro, A line made by walking (Heinemann), su un’artista che si ritira nella campagna e trova conforto nella natura.

Ambientato in un albergo nella campagna della contea di Meath, Quando tutto è detto (in uscita per Atlantide a fine maggio, nella traduzione di Bianca Rita Cataldi), è l’esordio della scrittrice Anne Griffin, già conosciuta in Irlanda per i racconti e i suoi articoli pubblicati sulla rivista letteraria Stinging Fly e sull’Irish Times. 

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L’Irlanda rurale è anche l’ambientazione dei racconti raccolti in Stagno (Bompiani, traduzione di traduzione di Tommaso Pincio), l’opera di esordio di Claire-Louise Bennett. L’autrice da anni vive, proprio come la protagonista dei suoi racconti, in un piccolo paese sulla costa atlantica dove non succede nulla, ma le piccole azioni quotidiane diventano scintille per il flusso di pensieri a cui la donna si abbandona.

Sarà ambientato su un’isola remota il prossimo romanzo di Louise O’Neill, After The Silence (Penguin) in uscita in Irlanda a settembre 2020. L’autrice di Solo per sempre tua e Te la sei cercata (pubblicati in Italia da Hot Spot Il Castoro e tradotti da Anna Carbone) si sofferma sul corpo delle ragazze e riflette su questione di genere, violenza e ossessioni per un pubblico young adult e non solo. In Irlanda da Te la sei cercata è stato tratto uno spettacolo teatrale con lo stesso titolo.

Che il prossimo Nobel per la letteratura dell’Irlanda sarà donna?

Fonte: www.illibraio.it


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