Arriva nelle sale il film "La pelle dell'Orso" (con Marco Paolini), tratto dal romanzo omonimo di Matteo Righetto. La storia, ambientata in montagna, racconta del difficile rapporto tra un padre e un figlio, che troveranno nel pericoloso viaggio alla caccia del "diàol" il pretesto per cominciare una nuova vita
La pelle dell’orso è un viaggio al contempo fisico e spirituale, che Domenico, il giovane protagonista, decide di compiere per crescere e recuperare finalmente il rapporto con il padre.
“Mentre leggevo il libro di Matteo Righetto (Guanda, ndr) da cui il film omonimo è stato tratto, ho subito pensato di aver trovato il soggetto ideale per raccontare la mia storia”, spiega Marco Segato, regista del film nelle sale dal 3 novembre. Segato è un esordiente appassionato di documentari che ha voluto raccontare una “fiaba nera ancorata alla realtà“, una storia reale ma capace di sfociare fin nel fantastico pur di insegnare qualcosa ai propri protagonisti.
La vicenda è quella di Domenico, un ragazzino sveglio ma introverso, e suo padre Pietro (Marco Paolini nel film). Pietro è un uomo lacerato dalla solitudine che per troppo tempo ha tentato di annegare il dolore nel vino – allontanandosi da se stesso e dal proprio figlio.
Una notte una vacca del villaggio – un piccolo paese perso tra le Dolomiti – viene ammazzata da un orso dall’aura sovrannaturale, che la comunità comincia subito a soprannominare “el diàol”, il diavolo. Pietro decide allora di approfittare della situazione per dare una scossa alla propria vita: accetta la sfida lanciata da Crepaz, spietato datore di lavoro, e si addentra nel bosco alla caccia dell’orso.
E Domenico lo segue. Comincia così un viaggio difficile in costante equilibrio tra un mondo in cui è la natura crudele a imporre delle regole che gli uomini cono costretti a rispettare; e una dimensione più interiore e personale, dove si va plasmando il contraddittorio rapporto tra padre e figlio.
LEGGI ANCHE – La tentazione di fuggire: resistere o darle ascolto?
Fonte: www.illibraio.it