Qual è stato il criterio che ha guidato Prévert nello scegliere le poesie di questa antologia? Nessuno in particolare, si direbbe, se si eccettua il gusto personale dell’autore.
Pensandoci bene, però, c’è qualcosa che lega i tre libri da cui sono tratti i versi qui riuniti. I tre titoli scelti da Prévert – Parole, Spettacolo e La pioggia e il bel tempo – possono essere visti come un invito dell’autore a non turarsi le orecchie alle parole, a non chiudere gli occhi allo spettacolo del mondo, a non tenere a freno la lingua, ma a parlare, dire, all’occorrenza gridare. Tali sono sempre stati, nell’orizzonte morale di Prévert, gli imperativi che hanno dominato la sua poetica e che si riducono poi a uno soltanto, perentorio: essere «uomo» nel senso pieno del termine e opporsi a tutto ciò che vorrebbe negare o avvilire l’umano.
Pensandoci bene, però, c’è qualcosa che lega i tre libri da cui sono tratti i versi qui riuniti. I tre titoli scelti da Prévert – Parole, Spettacolo e La pioggia e il bel tempo – possono essere visti come un invito dell’autore a non turarsi le orecchie alle parole, a non chiudere gli occhi allo spettacolo del mondo, a non tenere a freno la lingua, ma a parlare, dire, all’occorrenza gridare. Tali sono sempre stati, nell’orizzonte morale di Prévert, gli imperativi che hanno dominato la sua poetica e che si riducono poi a uno soltanto, perentorio: essere «uomo» nel senso pieno del termine e opporsi a tutto ciò che vorrebbe negare o avvilire l’umano.