Poeta poliedrico, cui appartiene una vasta ed eterogenea produzione letteraria, in contatto con figure centrali della cultura del secondo Settecento (tra cui Melchiorre Cesarotti e Vittorio Alfieri), Giovanni Fantoni fu anche partecipe attivo delle vicende politiche legate alla Rivoluzione francese e alle imprese napoleoniche, che animavano in quei decenni l’Europa e la penisola italiana. L’edizione critica delle sue Odi è il frutto di un lungo lavoro di esegesi, consolidato dall’accurato confronto tra testimoni superstiti, alcuni presi in esame per la prima volta: il commento e l’apparato critico rendono conto della parte più importante del corpus delle opere fantoniane, che comprende anche i componimenti che Giosue Carducci studiò e in parte inserì nella sua raccolta Lirici del secolo XVIII; uno studio accurato delle fonti e degli scritti apparsi in riviste o raccolte ha reso possibile la realizzazione di un commento completo alle poesie. Attualmente Fantoni è un poeta poco conosciuto al vasto pubblico: l’edizione si propone perciò di rendere merito e restituire la dovuta rilevanza critica a un autore innovativo per i contenuti e la forma e il cui apporto alla poesia italiana dell’Ottocento è stato estremamente importante. Soprattutto nell’ambito delle scelte metriche, nate da uno studio costante dei classici latini e della loro prosodia quantitativa, le soluzioni individuate da Fantoni sono originali e degne di grande considerazione: tanto che, se alcuni contemporanei sembrarono non comprenderne appieno la portata riformatrice, in un secondo tempo altri ne colsero pienamente l’intento. È il caso di Carducci autore delle Odi barbare, che tenne in grande considerazione le soluzioni dello sperimentalismo metrico di Fantoni. L’edizione mette quindi in rilievo il grande valore delle Odi e aggiunge un contributo allo studio delle forme metriche settecentesche, mentre evidenzia altre peculiarità dell’opera fantoniana, come la forte propensione all’aforisma e lo sguardo attento sull’attualità politica della sua epoca; senza trascurare mai le suggestioni che muovono dai suoi versi e riemergono carsicamente in tanti poeti della storia letteraria successiva, come Giacomo Leopardi e forse anche Eugenio Montale.