Siamo nell’Argentina del 1975, l’anno cruciale che precede il golpe di Videla e che fa seguito alla morte di Perón. La guerriglia contro il governo è nel pieno del suo fervore, e a combatterla sono formazioni tra loro antagoniste, come l’ERP di ispirazione trotzkista e i peronisti di sinistra detti Montoneros. Alejandro e il Cabezón sono amici di infanzia, cresciuti insieme nella periferia di Buenos Aires, e con l’idealismo e la confusione dei loro vent’anni hanno deciso di unirsi alla lotta armata, ritrovandosi però dalle due parti opposte della rivoluzione. Non rinunciano comunque alla loro amicizia, fatta di incontri clandestini sul tetto che separa le loro case, e di lunghe chiacchierate tra birre e sigarette, in cui passano il tempo a sfottersi per le rispettive scelte, a mettere in dubbio le proprie e altrui ragioni, a formulare speranze e a scacciare le delusioni o i pericoli che si profilano all’orizzonte. Intanto passano i mesi, e ciascuna delle due cellule sta preparando un’azione violenta, che dovrà essere esemplare, clamorosa, e magari consentire a chi vi partecipa la sospirata promozione nella gerarchia militare. E le vittime? Chi sono, come verranno scelte? Meritano di diventare bersaglio della giustizia rivoluzionaria o sono semplicemente un obiettivo a portata di mano? Eduardo Sacheri riesce a raccontare con umanità toccante la vita quotidiana dei militanti con le loro famiglie normali nelle quali si scava un solco di incomunicabilità sempre più profondo tra genitori e figli, e delle vittime spesso ignare anche della colpa che sarebbero chiamate a espiare. Ne scaturisce un racconto universale e di straziante attualità sugli effetti dell’ideologia che sfocia nella violenza politica.
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