Un pomeriggio di giugno del 1931 a Parigi, un ragazzino di dieci anni esce allegramente da scuola. È sorpreso nel vedere che ad attenderlo c’è lo zio ma, lontano dal sospettare qualcosa, passa qualche giorno spensierato a casa sua fino al ritorno del padre, vestito di nero. Inizia così la storia di Albert Mercier, che è in parte anche quella dell’autore. Una storia segnata dal dolore per la perdita della madre e per le bugie degli adulti, che gli hanno impedito di dirle addio. Albert si chiude in se stesso e la sua adolescenza trascorre solitaria, nutrita unicamente da film e romanzi. Finalmente arriva il liceo, Albert si fa nuovi amici, trova una seconda famiglia nei compagni e nei professori, prova le prime attrazioni amorose. Sono gli anni che seguono l’ascesa di Hitler al potere: la politica irrompe nella scuola, gli studenti si schierano e si contrappongono, e Albert comincia a interessarsi agli avvenimenti internazionali. L’anno del diploma è anche quello in cui la Germania invade la Polonia e quando la Francia viene occupata per Albert giunge il momento di decidere davvero da che parte stare. Dopo essersi rifugiato a Tolosa, si unisce alla Resistenza appena ventenne. Edgar Morin racconta gli anni di passaggio all’età adulta di un giovane parigino che lui stesso definisce suo alter ego, in un periodo cruciale per la storia d’Europa. Un romanzo autobiografico scritto nel 1946 e rimasto inedito fino a oggi, che fa luce sulla formazione psicologica, intellettuale e politica di uno dei più grandi pensatori del nostro tempo.