Dopo la scomparsa di Achille Mauri, alla presidenza del Gruppo Messaggerie è stato chiamato Stefano Mauri che, intervistato da ilLibraio.it, parla del presente e del futuro del settore librario, e ripercorre una storia imprenditoriale (e familiare) che ha inizio oltre un secolo fa. Il neo presidente sottolinea: “Messaggerie Italiane è ancora un protagonista nell'editoria, forse più che mai, attraverso due attività ben distinte e la cui importanza è cresciuta negli ultimi decenni. Così distinte che nessun manager ha lavorato nella sua carriera sia per l’una che per l’altra. Le due aree, GeMS e Emmelibri, sono autonome finanziariamente e strategicamente, e quello che in molti operatori evoca il nome ‘Messaggerie’ è da molti anni un’attività coordinata e diretta da Emmelibri, che oltre a conservare la leadership nel campo della distribuzione, ha saputo trasformarsi in una vera e propria piattaforma, presente in tutti i canali rilevanti del trade book publishing...". Quanto a GeMS, al momento "la ricerca di voci e temi nuovi è una delle nostre priorità". Spazio, tra l'altro, al dibattito sul bonus cultura 18App, agli obiettivi della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri e alle battaglie (sulla difesa del copyright e non solo) portate avanti su spinta dell'Assemblea della Federazione degli Editori Europei
Da oltre un secolo (era il 1914 quando fu fondata a Bologna la “Società Generale delle Messaggerie Italiane di Giornali, Riviste e Libri”), Messaggerie riveste un ruolo centrale nell’ambito dell’editoria italiana. E oggi, attraverso le società controllate e collegate, è da un lato uno dei principali editori di libri (con il Gruppo editoriale Mauri Spagnol), e dall’altro il più importante distributore indipendente nazionale (con Emmelibri).
Lo scorso 11 gennaio il Gruppo Messaggerie ha perso il suo presidente, Achille Mauri. Al suo posto, l’Assemblea all’unanimità e il Consiglio di Amministrazione hanno appena nominato Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato di GeMS. Il neo presidente occupava il ruolo di vice presidente vicario e consigliere delegato delle Messaggerie. Vicepresidente vicario e Amministratore Delegato è stato nominato Alberto Ottieri, mentre Roberto Miglio è stato confermato Consigliere Delegato e Direttore Generale. L’Assemblea ha inoltre nominato Consigliere Sebastiano Mauri, figlio di Achille Mauri.
Nelle scorse settimane, sempre a seguito della scomparsa di Achille Mauri, alla presidenza della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri è stato chiamato lo stesso Alberto Ottieri (qui la nostra intervista).
Ma prima di parlare del presente e del futuro delle Messaggerie Italiane con il nuovo presidente Stefano Mauri, che abbiamo intervistato, è il caso di fare un passo indietro, per ripercorrere alcuni dei momenti salienti di questa storia: nel 1918 Umberto Mauri sposa Maria Luisa Bompiani, sorella di Valentino. Umberto Mauri, avvocato, fonda l’agenzia letteraria Helicon. Dal canto suo, Valentino diventa assistente di Arnoldo Mondadori. Sarà proprio Arnoldo Mondadori, tra il 1937 e il 1940, ad affidare allo stesso Umberto Mauri la gestione delle Messaggerie Italiane.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale rappresentò naturalmente un periodo difficile per le Messaggerie, società che già allora era il principale distributore di libri nazionale. I bombardamenti distrussero la sede di Bologna, e la direzione generale fu portata a Milano.
Nel dopoguerra, lo stesso Umberto Mauri, che riuscì a garantire la continuità dell’azienda anche durante la guerra senza compromettersi con il regime, comprò, a rate, le quote di Messaggerie Italiane detenute da Hachette.
Nel 1963, Luciano Mauri (quarto dei cinque figli di Umberto Mauri e padre di Stefano), assunse la guida del Gruppo, succedendo al padre in veste di Amministratore Delegato delle Messaggerie Italiane.
Luciano, allora poco più che trentenne, guiderà le Messaggerie per 40 anni. Fu lui, nel 1983, a fondare la Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, in memoria del padre Umberto e della figlia Elisabetta, scomparsa prematuramente a soli 23 anni. La sorella, Silvana Ottieri, ne fu il cuore e Achille, succeduto ai fratelli, ne è stato il più appassionato promotore.
Un altro momento importante in questa avventura imprenditoriale fu rappresentato dall’acquisizione, nel 1977, della casa editrice Longanesi, affidata a Mario Spagnol. Il 1980 vide poi la nascita di Messaggerie Libri, la società operativa specializzata nella distribuzione nelle librerie, mentre Messaggerie Italiane assunse il ruolo di Holding del Gruppo.
Nel corso degli anni ’80 arrivano poi le acquisizioni di Guanda e Salani, marchi dal passato prestigioso ma allora quasi del tutto assenti negli scaffali delle librerie, e la nascita della T.E.A., specializzata nella pubblicazione di testi tascabili; nel decennio successivo, entrarono nel Gruppo editoriale marchi come Corbaccio e Ponte alle Grazie.
Fino a quando, nel 2005, con la scomparsa di Luciano Mauri, Fabio Mauri propone Achille Mauri come amministratore delegato. Il gruppo si dà nuove strutture e nuove regole di governance, adatte a una realtà che, pur ancorata alle radici familiari, punta più decisamente allo sviluppo, attraverso linee di attività distinte e autonome: vede così la luce il Gruppo editoriale Mauri Spagnol – GeMS, che raggruppa tutte le case editrici del Gruppo.
Dunque si vanno ad aggiungere all’ex Gruppo Longanesi, oltre ad altri marchi, anche Salani, Garzanti e Vallardi, fino a quel momento divise tra il controllo diretto di Messaggerie Italiane o della famiglia Spagnol: alla guida di GeMS, Stefano Mauri nel ruolo di Presidente e amministratore delegato e Luigi Spagnol (venuto a mancare nel 2020) in qualità di amministratore delegato e, successivamente, di vicepresidente.
Nasce inoltre Emmelibri, che riunisce le società di distribuzione e commerciali del gruppo, che aumentano via via sotto la guida di Alessandro Baldeschi e Alberto Ottieri.
E debutta MGR, guidata da Lorenzo Mauri, che riunisce le tre società di distribuzione periodici in Italia e all’estero. Società che vengono successivamente dismesse per effetto dello sviluppo digitale, che finirà per impoverire il settore dei periodici. Il Gruppo decide invece di continuare a credere nel libro, non dando retta a chi ne prediceva un destino analogo a quello dei periodici.
Ancora un passo avanti: alla scomparsa di Fabio Mauri, nel 2011, assume la presidenza Achille Mauri, e per un breve periodo amministratore delegato è Alessandro Baldeschi. A partire dal 2013 la gestione è via via affidata a Stefano Mauri e Alberto Ottieri.
E arriviamo così al presente (e al futuro), e alle prime dichiarazioni da neo presidente del Gruppo Messaggerie di Stefano Mauri.
Stefano Mauri, presidente del Gruppo Messaggerie e presidente e amministratore delegato di GeMS, nel 2012 è stato nominato Cavaliere del Lavoro – (foto di Yuma Martellanz)
Va ad assumere la carica di presidente delle Messaggerie Italiane 60 anni dopo che suo padre Luciano ne prese la guida. Come vive questo momento?
“Ci addolora la scomparsa di Achille, che aveva conquistato il cuore di molte persone, sia nel nostro gruppo che fuori. Che io da vicepresidente vicario diventi presidente è una naturale evoluzione, così come che Alberto sia amministratore delegato e vicepresidente. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, dopo un Master di editoria a New York, cominciammo entrambi il nostro apprendistato in due realtà molto diverse: l’editoria libraria e la distribuzione, passando poi per la guida delle due holding, GeMS ed Emmelibri, diventando in seguito amministratori delegati e vicepresidenti di Messaggerie Italiane, di fatto guidandola negli ultimi 10 anni. Un percorso che definirei lineare, nel quale entrambi abbiamo costruito, insieme a validissimi collaboratori, qualcosa di ancora più articolato di quanto ricevuto in eredità dai predecessori, continuando il loro cammino di sviluppo”.
Oggi qual è il ruolo delle Messaggerie nel mercato editoriale italiano?
“Messaggerie Italiane è ancora un protagonista di questo settore, forse più che mai, attraverso due attività ben distinte e la cui importanza è cresciuta negli ultimi decenni. Così distinte che nessun manager ha lavorato nella sua carriera sia per l’una che per l’altra. Le due aree, GeMS e Emmelibri, sono autonome finanziariamente e strategicamente, e quello che in molti operatori evoca il nome ‘Messaggerie’ è da molti anni un’attività coordinata e diretta da Emmelibri, che oltre a conservare la leadership nel campo della distribuzione, ha saputo trasformarsi in una vera e propria piattaforma, presente in tutti i canali rilevanti del trade book publishing, quella che in Italia si chiama editoria di varia, cioè non scolastica, non rateale”.
Quanto a GeMS?
“È diventato il secondo gruppo italiano per lo più grazie alle autrici e agli autori scoperti negli ultimi 40 anni dalle case editrici che ne fanno parte, finanziando da sé anche le numerose acquisizioni”.
Come convivono (e dialogano) le diverse anime del Gruppo Messaggerie?
“Messaggerie Italiane è il luogo nel quale gli azionisti, coadiuvati da consiglieri di amministrazione di alto profilo e da manager esperti del settore, decidono gli investimenti importanti e stabiliscono le priorità per il futuro. La presenza al vertice dei due responsabili ultimi delle attività operative garantisce l’autonomia della quale entrambe le aree sono estremamente gelose. Al di sotto di queste due società, poi, si coltiva il principio di delega”.
In cosa consiste?
“Ognuna delle tante società è concentrata sulla propria missione. Certamente, comunque, il buon sviluppo del gruppo editoriale è per Emmelibri un punto di forza, perché assicura un solido fatturato sul quale poter contare per i propri investimenti a beneficio di tutti. Così come per GeMS (e molti altri editori) Emmelibri è un partner solido e affidabile per portare i libri ai lettori”.
Periodicamente c’è chi esprime preoccupazione per le concentrazioni nel settore librario.
“Anche qui le risposte sono diverse per le due attività, anche se al fondo c’è sempre la spinta verso una maggiore sicurezza economica per tutti. Messaggerie Italiane vede naturalmente con favore la capacità di un editore di restare sul mercato autonomamente, e molte case editrici indipendenti di successo sono state accompagnate dove sono oggi anche dal lavoro di servizio di Messaggerie Libri prima e di Emmelibri dopo. E grazie al cielo il mercato delle idee cambia in continuazione, e continuiamo a vedere nuovi editori che lavorano in modo diverso”.
A chi si riferisce?
“Assistiamo periodicamente all’arrivo di nuove case editrici che si affacciano al mercato forti di una prospettiva altra, e alcune di esse raggiungono rapidamente la cima delle classifiche grazie alle loro innovazioni. In questo contesto, la leadership di Emmelibri è una garanzia per centinaia di editori distribuiti di poter godere dell’accesso al mercato alla pari dei grandi gruppi, grazie alle economie di scala dovute alle dimensioni”.
Il servizio di distribuzione è davvero uguale per tutti, grandi e piccoli?
“Certamente, e visto l’alto livello tecnologico raggiunto dalla logistica non potrebbe essere altrimenti. Chi sostiene il contrario non è ben informato. Sono semmai le reti di vendita che si appoggiano a Messaggerie Libri per conto dei diversi editori a fare a volte la differenza, promuovendo più o meno bene gli ordini. Lo stesso discorso vale per Edigita, in joint venture con Feltrinelli, che aiuta editori e piattaforme di e-commerce a incontrarsi, facilitando le cose a tutti. Per quel che riguarda GeMS, non abbiamo un piano di acquisizioni e di concentrazione a ogni costo ma, di volta in volta, abbiamo colto delle opportunità che si sono manifestate, solitamente quando il fondatore, o chi aveva in mano una casa editrice, ha ritenuto di cercare un gruppo che potesse continuarne l’attività preservando e aggiornando l’identità storica, oppure semplicemente per capitalizzare il lavoro di una vita continuando, però, a condurre la propria casa editrice con l’appoggio dei servizi offerti da GeMS. Credo ci sia una qualche continuità tra il DNA di una famiglia da tre generazioni al servizio degli editori e la capacità di costruire un gruppo editoriale con tante anime diverse e tanti editori che interpretano in modo diverso il mestiere”.
In una recente intervista a ilLibraio.it, Renato Salvetti, Amministratore delegato di Messaggerie Libri, ha sottolineato come “la distribuzione diventerà sempre più un lavoro da specialisti, in cui è vitale poter contare su economie dimensionali importanti. La complessità logistica richiede investimenti in tecnologia e software…”. A questo proposito, Messaggerie è reduce da un investimento significativo, quello sul “progetto shuttle”, con l’intento di creare un nuovo polo distributivo, in larga parte automatizzato.
“Sì, gli azionisti e il consiglio di amministrazione, a proposito di priorità, hanno deciso di approvare il più grosso investimento di sempre per favorire, in prospettiva, una distribuzione ogni anno più complessa; capace, a regime, di assicurare rifornimenti tempestivi a tutti gli operatori e alle centinaia di editori distribuiti. Un’automazione, peraltro, alimentata da energia pulita. Basti dire che il principale gruppo editoriale mondiale, Penguin Random House, in UK ha preferito chiudere l’attività di distribuzione per terzi piuttosto che affrontare questo tipo di investimento. Viceversa, Emmelibri ha trovato un socio esperto di logistica con il quale ha affrontato un investimento considerevole, oggi condiviso anche dal Gruppo Feltrinelli. Ma il servizio agli editori e la fiducia nel futuro del libro sono nel DNA del gruppo e della nostra famiglia, popolata tra l’altro di scrittori, artisti e editori: confido che quando la logistica sarà a regime ne godremo i frutti noi anche come editori, e centinaia di altri editori e librai”.
Torniamo a GeMS: come sta andando il Gruppo (che edita anche ilLibraio.it, nda)? Ci sono progetti di sviluppo in vista?
“Dopo la crisi dei consumi del periodo 2011-2013, nella quale comunque GeMS ha saputo mantenere un ottimo equilibrio economico-finanziario e a proseguire i suoi progetti, siamo sempre stati in crescita, sia di perimetro sia a perimetro costante grazie a un’ottima squadra della quale mi piace ricordare Marco Tarò, con il quale lavoro in stretto contatto da 35 anni. In questo momento i gusti dei giovani stanno guadagnando spazio in libreria, e poter contare su 20 marchi editoriali autonomamente diretti ci consente di essere ottimisti sulla nostra capacità di intercettare i cambiamenti. Nel 2019, nel 2021 e nel 2022 il libro più venduto nell’anno è stato pubblicato da una delle nostre case editrici. Nel 2020 il primo posto spettò a Valérie Perrin, pubblicata da e/o, della quale però noi avevamo pubblicato il libro di esordio. Siamo anche soddisfatti dei premi vinti dai nostri autori e dalle nostre autrici. La ricerca di voci e temi nuovi è una delle nostre priorità”.
Da tempo è il rappresentante italiano dell’Associazione Italiana Editori all’Assemblea della Federazione degli Editori Europei (FEE- FEP). Che tipo di lavoro viene svolto in quell’ambito?
“L’attività della FEP è poco conosciuta dagli editori italiani. Io li ho rappresentati in quell’assemblea per 20 anni. E devo dire che, se non ci fosse, ci saremmo trovati ad affrontare direttive europee completamente sbilanciate, e a volte del tutto fuori luogo, principalmente in tema di copyright. Dall’inizio di questo secolo ci abbiamo messo anni a far capire le nostre ragioni rispetto alla pretesa dei grandi colossi di internet di dettare legge: in diverse occasioni con il tempo ci siamo riusciti. All’inizio tutto quello che loro predicavano, compreso il fatto che il copyright fosse un’istituzione vetusta, veniva preso sul serio”.
Entriamo più nel dettaglio di queste contese.
“In pratica, pretendevano per l’Europa un regolamento uniforme e improntato alla massima libertà (per loro di privatizzare il sapere) su tutto tranne che sulle questioni fiscali, perché l’asimmetria delle regole fiscali avvantaggia questi colossi. Ora anche a Bruxelles hanno capito che il diritto d’autore è fondamentale per garantire libertà agli scrittori, che i piani delle FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google, ndr) e le loro pressioni non sono sempre benevoli, e che l’Europa è il centro mondiale del libro: del resto, sei dei primi dieci editori mondiali sono di proprietà europea, e le tre fiere più importanti, Francoforte, Bologna e Londra, hanno sede in questo continente”.
Torniamo in Italia: nei mesi scorsi la stessa Associazione Italiana Editori ha preso posizione contro la decisione del nuovo governo, che dal 2024 punta a revisionare e limitare il bonus cultura 18App: perché sarebbe un errore?
“Capisco che possa suonare bizzarra l’idea di dare un bonus uguale a tutte le ragazze e i ragazzi di 18 anni, ricchi o poveri che siano. Ma, a 18 anni, di fatto nessuno è ricco di suo, i più dipendono ancora dalla famiglia. Soprattutto, questa misura ha funzionato così bene, rianimando la lettura tra i giovani, rinvigorendo le librerie che spesso rappresentano un punto di riferimento sociale nel quartiere, che in qualche forma ci è stata copiata da Germania, Francia e Spagna”.
Il governo pensa di sottoporla all’ISEE.
“In quel caso finirebbe decimata, e probabilmente comporterebbe una brusca flessione per editori e librerie che hanno investito sul futuro. Inoltre, si trascura sempre il fatto che una popolazione di lettori diventa anche una popolazione di scrittori, di persone che contribuiscono ad arricchire la società”.
A seguito della scomparsa di Achille Mauri, ha assunto la carica di vicepresidente e di responsabile del Comitato Scientifico della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, oltre che di rappresentante della Fondazione all’interno dell’Associazione BookCity Milano: in che modo la Scuola può svolgere un ruolo di supporto per le librerie, alle prese con le complessità e i cambiamenti nel settore?
“La scuola per librai è tante cose. È un laboratorio nel quale si studia la libreria del futuro, è una palestra per giovani libraie e librai, è un convegno internazionale, seguito da operatori di 28 Paesi, che ci abitua ogni anno a fare il punto sull’anno precedente e ad anticipare previsioni sul nuovo anno. È nata per rendere i librai più resistenti alle crisi, alla competizione con altri canali di retail, ai cambiamenti in genere, e continuerà a svolgere il suo ruolo in questa direzione”.
Fonte: www.illibraio.it