L’avventura di una ragazza creativa e determinata nella scuola Bauhaus

di Francesca Cingoli | 05.04.2019

Nel centenario della nascita della celebre scuola che ha ospitato artisti come Gropius, Klee e Kandinskij, “La ragazza del Bauhaus” di Theresia Enzensberger ha il merito di ricostruire atmosfere e stupori di un ambiente che nel 1921 è il cantiere dei nuovi linguaggi e dell’innovazione. La protagonista, Luise, vive di ardori e sentimenti, immersa tra lezioni e feste, mentre sullo sfondo prende forma un quadro storico atroce, che viene suggerito con intensità e con intromissioni violente nella quotidianità della scuola…


“Salve ai cuori che illuminati dalla luce dell’amore non vengono tratti in inganno né dalla speranza del paradiso né dalla paura dell’inferno”.

È con ambizione appassionata, fame di cultura e molto idealismo che Luise varca le porte della scuola Bauhaus a Weimar nel 1921. Ama l’architettura, ha una cartella piena di progetti da mostrare, e il desiderio di fare qualcosa di suo: un sogno di indipendenza.

Il Bauhaus è il cantiere dei nuovi linguaggi e dell’innovazione, non solo nell’architettura, ma nel design, nella grafica, persino nella psicologia pubblicitaria. E per Luise è più che una conquista respirare la stessa aria carica di creatività di Gropius, Klee, Kandinskij: La ragazza del Bauhaus di Theresia Enzensberger (Guanda, traduzione di Irene Abigail Piccinini) insegue la fantasia dell’emancipazione, sociale, culturale, filosofica.

È fortunata, Luise, viene accolta “da quelli con la cotta”, un gruppo esclusivo di studenti eccentrici che credono nel ritorno alla natura, nella purezza, nell’esercizio fisico. Un gruppo eterogeneo, di un anticonformismo idealista e molto coinvolgente. 

C’è Jacob, bellissimo e seducente, c’è Sidonie, ricciolini rossi sotto il cappuccio, Josua, Samuel, Johannes Itten intorno al quale ruota tutto, e grazie al quale Luise impara il senso dell’interiorizzazione dell’immagine. Ci sono escursioni nel verde, notti di parole e sogni da rincorrere, poesia e regole. C’è la politica, sullo sfondo lo spettro del nazionalsocialismo, una realtà che per molti fa a pugni con una filosofia di vita aliena dal mondo. E c’è l’arte che non è solo immaginario, ma è morale, impegno, espressione: “L’arte non deve essere anche politica, specie in tempi come questi?

La scuola di Bauhaus si rivela lontana dalla terra promessa della libertà e del pensiero creativo, e Luise scopre a proprie spese come i proclami di assoluta uguaglianza in verità sono solo manifesti: anche lì a Weimar, e poi nella nuova sede di Dessau, le donne sono emarginate, escluse dai corsi principali, e indirizzate a tipologie di attività più consone alla loro “femminilità”, come la tessitura. La segue l’amica Maria, e fa carriera nel laboratorio dei telai. Ma Luise ha l’architettura nel cuore, e l’immagine di un progetto abitativo nuovo, studiato per il popolo, che regali luminosità e benessere. È il suo proposito segreto. 

La sua ricerca concettuale si scontra con i pregiudizi, le menzogne, e le ipocrisie, ma Luise capisce che avere un’idea da coltivare è la sua conquista, ed è un’idea che solo nelle disordinate stanze del Bauhaus, tra sbornie e aquiloni da creare e far volare, può coltivare.

“Niente al mondo mi sembra avere più senso che essere qui in questo posto, qui dove hanno capito che non possiamo stare fermi, che abbiamo bisogno di qualcosa di nuovo”.

Voglio costruire il futuro e smantellare il passato“.

Luise cresce e matura anche attraverso l’amore e le sue delusioni, Jabob prima, sfuggente e narcisista, Hermann poi, un rapporto adulto ma ambiguo. È lontana la Berlino della sua famiglia, l’elegante appartamento borghese, il progetto di una scuola di economia domestica, il traguardo di un matrimonio come si deve, la morale e il perbenismo.

Luise frequenta i gruppi più ambiziosi, gli attivisti politici, i locali trasgressivi, travestiti, creativi, pensatori e filosofi, sperimenta le droghe, studia i progetti di Theodor Fischer, si innamora, cade e si ribella: la sua è un’avventura di una donna moderna, fragile ma combattiva.

Nel centenario della nascita della scuola Bauhaus, il libro Theresia Enzensberger (figlia 33enne di Hans Magnus Enzensberger, scrittore, poeta, traduttore, editore, tra gli intellettuali tedeschi più noti, ndr) ha il merito di ricostruire atmosfere e stupori, senza ostentazioni divulgative ma con la freschezza di uno sguardo giovane: attraverso gli occhi di Luise il lettore vede lezioni e feste, vive ardori e sentimenti. Sullo sfondo sta prendendo forma un quadro storico atroce, che viene suggerito con intensità e con intromissioni violente nella quotidianità della scuola. È un momento cruciale, e la penna di Theresia Enzensberger unisce arte e vita, raccontando una generazione che sta prendendo consapevolezza di sé e del mondo. 

“Siamo diversi dagli altri, che amano solo in base alla morale”.

Fonte: www.illibraio.it


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