La scrittrice Arundhati Roy sotto accusa in India per un suo discorso del 2010

di Redazione Il Libraio | 11.10.2023

Per Reporters Without Borders in India “la libertà di stampa è in crisi”. Lo confermano le accuse nei confronti di Arundhati Roy. L'autrice e attivista sarebbe "colpevole" di aver utilizzato un linguaggio provocatorio e di aver promosso la secessione del Kashmir in un discorso di 13 anni fa... - I dettagli


Sono state confermate le accuse a carico della scrittrice e attivista indiana Arundhati Roy, come si legge The Times of India e sull’agenzia internazionale Reuters.

A parlare dell’incriminazioni della scrittrice 61enne – che nel 1997 vinse il Booker Prize col suo romanzo d’esordio, l’acclamato bestseller Il dio delle piccole cose (Guanda, traduzione di Chiara Gabutti) –  è Vinai Kumar Saxena, vicegovernatore del territorio della capitale Delhi. Le accuse, risalenti al 2010, vedono coinvolto anche il professore di diritto internazionale all’Università del Kashmir Sheikh Showkat Hussain, il quale si era espresso a favore di Roy all’epoca dei fatti.

Ma di quali accuse stiamo parlando? Al centro, ancora una volta, la libertà di espressione. L’autrice sarebbe infatti accusata di aver utilizzato un linguaggio provocatorio e di aver promosso la secessione del Kashmir. Nello specifico, nel 2010 Roy partecipò a una conferenza a Nuova Delhi dal titolo “Freedom – the Only Way” dedicata al Kashmir, una regione da secoli contesa tra India e Pakistan, per la quale sono state combattute due guerre.

In quel periodo nel Kashmir furono organizzate delle proteste contro l’uccisione da parte della polizia indiana di un giovane, che causarono, solo quell’anno, 120 vittime. In un articolo per il New York Times, Roy denunciò i soprusi della polizia. In diverse interviste, anche in occasione della conferenza, la scrittrice (critica anche nei confronti dell’attuale governo di Narendra Modi) parlò della frattura tra India e Kashmir, attaccando il governo indiano. Tredici anni dopo, dunque, la scrittrice potrebbe finire in tribunale per le opinioni espresse.

Del resto, come ricorda il Guardian, che ricostruisce la vicenda, secondo Reporters Without Borders “la libertà di stampa è in crisi” in India, e dal 2014 il Paese è sceso dal 140esimo al 161esimo posto nella classifica relativa alla libertà dei media…

Fonte: www.illibraio.it


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