Chi era Sylvia Plath, la poetessa icona, morta suicida a soli trent'anni, che ha ispirato ben due romanzi negli ultimi mesi. Spesso citata sui social, i suoi versi hanno conquistato l'immaginario pop e le ragazze di oggi
Chi era Sylvia Plath, la poetessa morta suicida a soli trent’anni nel 1963?
Citata spesso in opere pop, perfino Lisa Simpson ha letto il suo unico romanzo, La campana di vetro. E tantissime ragazze online, da Tumblr a Facebook, hanno indicato passaggi delle sue poesie.
Negli ultimi mesi sono stati pubblicati anche due romanzi liberamente ispirati a Sylvia Plath e alle vicende che hanno caratterizzato la sua vita. Quello che non sai di me di Meg Wolitzer, pubblicato nella collana crossover de Il Castoro, e Il dolore è una cosa con le piume di Max Porter (Guanda).
La giovinezza dell’autrice
L’autrice, nata a Boston da una famiglia di origine tedesca, fin dalla giovane età ha vissuto momenti di grane felicità alternati a periodi di depressione, culminati con un tentativo di suicidio. Studentessa presso lo Smith College, interrompe gli studi perché, in seguito al tirocinio in una rivista femminile, ha un tracollo nervoso che la porta al ricovero. In ospedale le viene diagnosticato il disturbo bipolare. Nonostante ciò nel 1955 si laurea col massimo dei voti e vince una borsa di studio per Cambridge.
Nell’inverno del 1962 Sylvia Plath scrive il suo unico romanzo, La campana di vetro, in cui narra la storia di una giovane donna molto simile alla se stessa di un decennio prima: studentessa brillante, tenta il suicidio in seguito a un tirocinio in una rivista e viene ricoverata in un ospedale psichiatrico.
La campana di vetro è anche alla base del romanzo young adult Quello che non sai di me. Ambientato in una scuola per ragazzi con problemi di umore e depressione, racconta di una classe di letteratura inglese molto speciale, in cui l’anziana insegnante fa leggere ai ragazzi l’opera di Sylvia Plath per catalizzare la sofferenza.
La vita inglese di Sylvia Plath
La vita inglese dell’autrice, invece, è caratterizzata dalla poesia: proprio a Cambridge conosce il poeta Ted Hughes con cui si sposa nel 1956. I due si trasferiscono per breve tempo negli USA dove Plath insegna allo Smith College e intanto frequenta un corso di scrittura creativa in cui conosce Anne Sexton.
Incinta, decide di tornare in Inghilterra col marito e vivono per un po’ a Londra per poi trasferirsi in campagna, nel Devon. Nel 1960 l’autrice pubblica la sua prima raccolta di poesie, Il Colosso. In seguito a un aborto la vita di coppia inizia ad andare a rotoli e, dopo la nascita del secondo figlio, Hughes e Plath si separano anche per via dei tradimenti di lui.
L’inverno 1962, che l’autrice dedica alla stesura del suo romanzo pubblicato con lo pseudonimo di Victoria Lucas, è molto felice: Sylvia Plath e i due figli vivono a Londra, in quella che era la casa di Richard Butler Yeats. Ma il buon umore finisce presto, solo un anno dopo, nel 1963, Sylvia Plath si toglie la vita, lasciando i due figli e l’ex marito. A questo fatto è ispirato il romanzo di Max Porter, in cui è narrata la storia di uno studioso di Ted Hughes da poco rimasto vedovo e con due figli ancora piccoli da crescere.
Fonte: www.illibraio.it