John Banville è uno dei più grandi romanzieri contemporanei, eppure in Italia non ha ancora raggiunto il vasto pubblico che meriterebbero le sue storie. Ecco alcune delle cose da sapere sullo scrittore irlandese, noto per il suo umorismo nero, mentre torna in libreria con il giallo "False piste"
John Banville è uno dei più grandi romanzieri contemporanei, eppure in Italia non ha ancora raggiunto il vasto pubblico che meriterebbero le sue storie, in cui domina un inconfondibile umorismo nero. Amatissimo dalla critica (solo per fare un esempio, Pietro Citati, sul Corriere della Sera, ha definito L’intoccabile il più bel romanzo “degli ultimi quarant’anni”), lo scrittore irlandese, classe ’45, ha pubblicato il suo primo libro, Long Lankin (una raccolta di racconti), nel 1970. Nel 2005 ha vinto il prestigioso Booker Prize con Il Mare. E non è certo il solo premio che ha ricevuto…
“Da giovane amavo Thomas Mann mentre non avevo alcun interesse per la letteratura irlandese – a parte Joyce e Beckett – che trovavo abbastanza provinciale, quello che volevo era diventare uno scrittore europeo: la conseguenza è stata che l’Europa non mi ha accettato e che l’Irlanda mi ha respinto. Ora mi trovo in mezzo. Volteggio a mezz’aria sull’Europa”, raccontò lo scrittore in un’intervista all’Unità nel 2008.
Va ricordato che Banville scrive anche con lo pseudonimo di Benjamin Black. A questo proposito, il suo primo romanzo sotto pseudonimo fu Dove è sempre notte. E tra gli altri, ricordiamo Un favore personale e Congetture su April.
Ancora una curiosità: ne La bionda dagli occhi neri Banville ha “richiamato in azione” Philip Marlowe, facendo così rivivere ai lettori il mondo di Raymond Chandler e di uno dei detective più amati del noir di tutti i tempi.
Guanda ha da poco portato nelle librerie italiane un nuovo giallo di John Banville, False piste, in cui uno degli uomini d’affari più importanti d’Irlanda decide di uscire in mare insieme al giovane figlio del suo socio. Ma, una volta al largo, si uccide davanti al ragazzo. O per lo meno, questo è quanto racconta lui, unico testimone…
“Ogni libro richiede o detta lui stesso lo stile della sua stesura, io per principio non è che mi accinga a scrivere un libro in un modo particolare o in un altro, di solito a metà del libro attraverso una fase di crisi e quasi di disperazione e a quel punto è il libro che mi suggerisce che direzione prendere. Non scrivo mai con uno stile preciso e definito a priori, ma mi adeguo alle esigenze della trama e del libro stesso“, spiegò Banville nella stessa intervista citata prima. Ma, aggiungiamo noi, a quest’approccio alla scrittura, va aggiunto un talento davvero raro.
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Fonte: www.illibraio.it