"Quello che noi non siamo" di Gianni Biondillo, la storia degli architetti milanesi sotto il fascismo, vince il Premio Bagutta 2024. Il premio per l’opera prima alla vicentina Giulia Scomazzon, autrice di "La paura ferisce come un coltello arrugginito" - I dettagli
Il Premio Bagutta, il più antico riconoscimento letterario italiano, si approssima al suo centesimo compleanno – siamo alla 98ª edizione – e nel 2024 lo fa premiando un romanzo che si confronta con vicende che hanno più o meno la sua età: vince infatti Quello che noi non siamo, la storia degli architetti milanesi sotto il fascismo scritta da Gianni Biondillo e pubblicata da Guanda.
Lo ha deciso la giuria del premio milanese, presieduta da Isabella Bossi Fedrigotti, segretario Andrea Kerbaker e composta da Marco Amerighi, Rosellina Archinto, Eva Cantarella, Elio Franzini, Umberto Galimberti, Davide Mosca, Elena Pontiggia, Enzo Restagno, Mario Santagostini, Roberta Scorranese, Alessandra Tedesco, Valeria Vantaggi e Orio Vergani.
Biondillo è noto ai lettori soprattutto per la fortunata serie dei romanzi noir con protagonista l’ispettore Ferraro. In questo caso, però, l’autore si è ricordato della sua laurea al Politecnico di Milano per mettere in scena il mondo degli architetti durante il ventennio. Un’epoca in cui la parola archistar ancora non esisteva, ma il concetto certamente sì; e all’ombra della Madonnina si muovevano personaggi come Giuseppe Pagano, Piero Bottoni o i mitici quattro fondatori dello studio BBPR. Un gruppo di professionisti di enorme spessore, che all’inizio sono diversamente affascinati dal modello fascista, ma poi gradualmente se ne distaccano, in un percorso che li porta a prendere coscienza fino a subire le tragiche conseguenze della guerra e, in alcuni casi, della deportazione.
La ricostruzione di Biondillo è supportata da ricerche, colloqui con i principali studiosi e gli eredi dei protagonisti, “ma soprattutto raccontata con passione partecipata. Rileggere la storia del ventennio attraverso i suoi architetti e gli edifici che propugnavano e costruivano consente uno sguardo nuovo, che la giuria ha particolarmente apprezzato”.
Il premio per l’opera prima è andato invece alla vicentina Giulia Scomazzon, autrice di La paura ferisce come un coltello arrugginito, edito da Nottetempo; un coraggioso memoir in cui la scrittrice ricostruisce le dolorose fasi che negli anni Novanta hanno portato alla morte della madre, tra le prime vittime dell’AIDS.
Come di consueto, il premio verrà assegnato nella sede di via De Grassi messa a disposizione da Francesco Micheli, storico sostenitore del Bagutta. La consegna avverrà nella prima domenica di febbraio, il giorno 4, durante la tradizionale cena a inviti.
Fonte: www.illibraio.it