Libri “per fare cerchio”: la condivisione (e la lettura) come riscoperta del sé

di Stefano Risso | 18.01.2023

Un falò, un gruppo di persone riunite per parlare e riscoprire la propria natura. La pratica di "sedersi attorno al fuoco" è antichissima, non soltanto per ragioni alimentari e/o di preghiera, ma anche per sperimentare quei rudimenti di interazione che, nei millenni a seguire, hanno reso l’uomo “l'animale sociale” per eccellenza. Ma in cosa consiste la dinamica del “fare cerchio” e perché tale fenomeno può interessarci da un punto di vista letterario e culturale? Per rispondere a queste domande (senza volerci addentrare nelle implicazioni meno accessibili dell’argomento, quelle psicologiche e religiose), ecco un approfondimento narrativo in cui vengono citati diversi libri, tra cui "Il viaggio dell’eroina" di Maureen Murdock, "Donne che corrono coi lupi" di Clarissa Pinkola Estés, "Le nebbie di Avalon" di Marion Zimmer Bradley e molti altri


Attingere all’esperienza dei racconti intorno al fuoco per riscoprire aspetti ignoti di noi stessi, sembrerebbe questa la principale motivazione dei cerchi di condivisione, raduni auto-condotti di dieci-quindici partecipanti che, a cadenza prestabilita, si riuniscono insieme col proposito di confrontarsi riguardo alle tematiche più disparate e interessanti (dal femminile consapevole alla relazione di coppia, dalla sessualità sacra all’accompagnamento alla genitorialità).

Ma in cosa consiste la dinamica del “fare cerchio” e perché tale fenomeno può interessarci sia da un punto di vista letterario sia culturale in senso lato?

Per rispondere a tali quesiti – ma senza volerci addentrare nelle implicazioni meno accessibili dell’argomento, quelle psicologiche e religiose -, ecco un viaggio narrativo che guarda al fenomeno nelle sue accezioni maggiormente diffuse, la “tenda rossa” e il “cerchio della fratellanza”.

Una pratica che ha inizio nella notte dei tempi

Le testimonianze più antiche risalgono a oltre cinquecentomila anni fa, quando piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori cominciarono a riunirsi attorno al fuoco non soltanto per ragioni alimentari e/o di preghiera, ma puranche per sperimentare quei rudimenti di interazione che, nei millenni a seguire, avrebbero reso l’uomo “animale sociale” per eccellenza (ce lo insegna Roy Lewis nel suo Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, traduzione di Carlo Brera, Adelphi). Canto, ballo e convivialità, sono queste le attività che a tutt’oggi meglio si associano alla presenza di un falò acceso; digitale e comunicazione virtuale i nuovi significati attribuiti al cerchio durante il tempo dell’iper-connessione (dai Twitter Circle alle piattaforme multifunzionali online).

La tenda rossa di Anita Diamant, femminile circolare

Nessuno stupore, dunque, se nell’azione specifica del disporsi in circolo permanga ancora quella sensazione di “calore” che caratterizzava le prime riunioni fra esseri umani, né che l’energia ingenerata dall’atto – femminina, verrebbe da dire – predisponga gli invitati a sentirsi accolti e tutelati, quasi appartenessero a un medesimo gruppo sociale.

Non a caso, è nella pratica delle redivive tende rosse che il cerchio esperienziale trova una delle sue manifestazioni più importanti; quello che ai giorni nostri è un movimento di riscoperta del femminile originario, svincolato dalle sovrastrutture del patriarcato, un tempo era il luogo fisico in cui le componenti di uno stesso clan si raccoglievano per confrontarsi sui momenti di passaggio (menarca, gravidanza e menopausa) e celebrarne la connessione con la Natura tutt’intorno.

La tenda rossa libro

Di tale circostanza – a molti ignota per ragioni di maschilismo – racconta ad esempio Anita Diamant nel suo romanzo La tenda rossa (traduzione di Giulia e Niccolò Porcellato, Tlon), rievocazione di stampo biblico che, nel dare voce all’unica figlia femmina del Patriarca Giacobbe, Dina, ci ricorda di quando, durante i giorni del mestruo, le donne della famiglia si ritiravano in uno spazio ad esse riservato ove prendersi cura le une delle altre e consacrare i propri cicli alle antiche divinità femminili.

Le fasi lunari e i quattro archetipi femminili

Ed è proprio nell’osservazione di tali processi che si realizza una delle attività principali dei cerchi di donne: esplorare gli archetipi femminili raffrontandoli con la ciclicità della Luna e con il susseguirsi delle stagioni. Se ne contano almeno quattro (ma c’è chi ne individua sino a dieci, come la psicologa junghiana Maureen Murdock, autrice del saggio Il viaggio dell’eroina, traduzione di Martina Romanelli, Audino) e rappresentano, nel loro insieme, il percorso che ogni donna è chiamata a intraprendere per sovvertire tabù ancestrali e recuperare una corretta percezione di sé. Proviamo quindi a sintetizzarne i profili di riferimento, supportati da una serie di romanzi che ci faciliteranno nell’impresa.

Il viaggio dell’eroina

La Vergine: An Education di Nick Hornby

Associata alla Luna crescente ma anche al primo giorno della mestruazione, l’archetipo della Vergine (altrimenti detto della Fanciulla o della Dea Artemide) inerisce la speranza che è tipica della primavera, quella carica adolescenziale che ci predispone al mondo e ci apre alla sua scoperta. Riconoscerne i limiti – ambizione, ingenuità, insicurezza – e apprezzarne le qualità – sensibilità, carattere, indipendenza – contribuisce alla maturazione e sospinge al futuro con l’entusiasmo tipico dell’adolescente. Come avviene nel romanzo/sceneggiatura di Nick Hornby An Education (Guanda, traduzione di Elettra Caporello) quando la giovane protagonista Jenny Mellor, innamoratasi del misterioso David, decide di rinnegare la propria immagine di ragazza modello, salvo poi ritornare sui suoi passi grazie agli insegnamenti che la vita le ha donato.

La Madre: Una madre lo sa di Concita De Gregorio

Se simbolicamente l’immagine della Luna piena subito rimanda alla fase della gravidanza e a quella del raccolto estivo, l’archetipo della Madre (la Dea Demetra) è invece una metafora del potere creativo in senso lato, ovverosia quella capacità di proteggere e coltivare che viene ad attivarsi ogniqualvolta intraprendiamo un progetto o ci adoperiamo per raggiungere un obiettivo. Un modo di essere madri per nulla scontato, insomma, del quale ben ci racconta Concita De Gregorio nel suo Una madre lo sa (Mondadori), nel quale, oltre a intercettare venti storie di maternità tra le più svariate, ci rammenta che non esistono regole per diventare una “buona madre”, ma tanti modi esserlo, o non esserlo affatto.

L’incantatrice: Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés

Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés

Durante la fase dell’incantatrice (quella premestruale o della Dea Afrodite) ogni donna è portata ad attraversare le ombre della Luna calante, addentrandosi nei processi emotivi senza giudicarli né tantomeno sottovalutarli. Archetipo autunnale e spesso conflittuale, rappresenta altresì l’importanza dell’irrazionale, quell’istinto poco addomesticabile che molto si associa all’appagamento sensuale e al linguaggio del soprannaturale. Per approfondire si suggerisce Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés (traduzione di Maura Pizzorno, Pickwick) un libro-culto sul femminile nonché un’ode alla donna selvaggia e ferina, libera dagli stereotipi e in grado di esprimersi appieno, anche nelle sfumature meno rosa confetto.

La strega: Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley

“Ai miei tempi sono stata chiamata in molti modi: sorella, amante, sacerdotessa, maga, regina. Ora, in verità, sono una maga e forse verrà un giorno in cui queste cose dovranno essere conosciute.”, così ci parla Morgana, strega per antonomasia ma anche rappresentazione dell’archetipo invernale nel romanzo Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley (HarperCollins, traduzione di Flavio Santi). Ardente di passione per il leggendario Re Artù ma destinata al sacerdozio per motivi di lignaggio, la Luna nera – anche Dea Crona – rappresenta il riposo al momento della mestruazione, il termine di un ciclo (quello fertile) che è altresì l’inizio di un nuovo passaggio generazionale. Imparare a individuarla, così come a rispettarla, significa fare pace con ogni aspetto dell’essere donna, ivi compresi quelli meno seducenti ma più collegati all’interiorità.

I cerchi di fratellanza: una narrazione declinata al maschile

Accanto alle tende rosse, esistono inoltre i cosiddetti cerchi di fratellanza, gruppi di soli uomini ispirati alle tradizioni dei nativi americani e finalizzati all’ascolto e al sostegno reciproco. Disciplinati secondo regole non ferree ma precise – per parlare si usa il “bastone della parola” e ogni intervento si conclude con l’esclamazione A-Ho!, che in linguaggio Lakota significa “ciao” – in questi incontri i partecipanti si interrogano su cosa significhi davvero essere uomo, anche e ben oltre gli automatismi del sistema patriarcale.

Re, guerriero, mago e amante: riscoprire gli archetipi del maschile maturo

Un’indagine, questa, non legata ai ritmi biologici – difficile, anche se non intentato, immaginare un ciclo del maschile riferito alla Luna – ma che vede piuttosto l’identità dell’uomo svilupparsi attraverso quattro passaggi fondamentali, quelli che Robert Moore e Douglas Gillette definiscono  gli archetipi del maschile maturo (King, Warrior, Magician, Lover: Rediscovering the Archetypes of the Mature Masculine, Harperone). Senza esaminarli nello specifico, ecco una serie di romanzi che bene incarnano la natura di ogni archetipo tanto nelle sue sfumature di luce, quanto in quelle d’ombra: per il re: Il re che fu, il re che sarà di T.H. White (traduzione di Maria Benedetta De Castiglione e Antonio Ghirardelli, Mondadori); per il guerriero: Iliade di Omero (traduzione di Vincenzo Monti, Newton Compton); per il mago: la saga di Harry Potter di J.K. Rowling (traduzione di Marina Astrologo, Salani); per l’amante: Un giorno di David Nicholls (traduzione di Marco Rossari e Lucio Trevisan, Beat).

Cerchio misto, il cerchio perfetto

Per concludere, e lungi dal voler tralasciare le straordinarie potenzialità dei cerchi misti (un approccio inclusivo è davvero fondamentale anche in materia di gruppi d’incontro; femminile e maschile sono d’altronde due energie compresenti in ciascuno di noi, e ciò a prescindere dalle caratteristiche sessuali o dall’identità di genere), non possiamo che invitarvi a fare esperienza dell’argomento in una delle tantissime varianti proposte online, o magari a partecipare in presenza ai vari seminari e workshop che si svolgono in ogni parte d’Italia.

Perché, oramai lo sappiamo, seduti attorno al cerchio siamo tutti più vicini.

Fonte: www.illibraio.it


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