Maggie O'Farrell, premiata autrice di "Nel nome del figlio. Hamnet", arriva in libreria con "Ritratto di un matrimonio", un nuovo romanzo storico sulla figura di Lucrezia de' Medici e sul suo matrimonio con Alfonso II d'Este. L'unione è tristemente famosa per il finale: la morte di Lucrezia. Molti sono gli intrighi nei palazzi italiani del 1500 e la scrittrice britannica cerca di dipanare una storia al fulmicotone ambientata tra Palazzo Vecchio, a Firenze, e Ferrara...
All’inizio è solo un sospetto: un sospetto che si insinua nella mente di Lucrezia de’ Medici mentre è seduta a tavola, con suo marito Alfonso II d’Este. Stanno cenando, è il 1561 e da lì a pochi giorni Lucrezia morirà. Forse avvelenata da suo marito, forse di tisi. Il pensiero che serpeggia però nella mente di Lucrezia, mentre sta sorbendo la sua zuppa, è che suo marito la voglia uccidere.
Maggie O’Farrell, scrittrice britannica di grande successo – già vincitrice del Women’s Prize for Fiction e del National Book Critics Circle Award per il suo romanzo Hamnet (Guanda, traduzione di Stefania De Franco) – si cimenta con un nuovo romanzo storico ambientato tra la corte dei de’ Medici e quella degli Estensi del sedicesimo secolo: Ritratto di un matrimonio (Guanda, traduzione di Stefania De Franco) romanza la storia di Lucrezia de’ Medici, una dei molti figli di Cosimo I de’ Medici e di sua moglie Eleonora di Toledo.
Lucrezia è diversa dai suoi fratelli e dalle sue sorelle sin dalla primissima infanzia: piange, strepita e non la si riesce a calmare. È più selvatica, naturale, quasi animalesca rispetto agli altri suoi coetanei. Per questo viene affidata alla balia Sofia, che sarà il suo punto di riferimento per tutti gli anni che passerà a Palazzo Vecchio e a Palazzo Pitti.
A tredici anni Lucrezia viene promessa ad Alfonso, un belloccio della casata degli Estensi, che era stato il promesso di sua sorella Maria, morta prima del matrimonio. Il categorico rifiuto di Lucrezia viene liquidato dalla sua famiglia come un capriccio, ma i genitori le permetteranno di non sposarsi almeno fino a che non raggiungerà la maturità sessuale, quando avrà il suo primo mestruo. Così accade, e Lucrezia a poco a poco si convince che il suo promesso sposo sia un uomo dall’animo sensibile, e non un violento figlio del suo tempo.
Ritratto di un matrimonio fa riferimento a famoso un componimento di Robert Browning, My last duchess (La mia ultima duchessa), che parla proprio di Alfonso II d’Este e di Lucrezia de’ Medici, e del ritratto di quest’ultima, nascosto da uno spesso tendaggio. Nella finzione letteraria il ritratto viene rivelato a Browning, una volta che lei è morta.
Ma Robert Browning non è l’unico riferimento all’arte figurativa in questo romanzo. Lucrezia è descritta come una bravissima pittrice, con un’abilità innata di disegnare quadretti di animali talmente belli da sembrare vivi. Questa passione la seguirà per tutta la sua breve vita, fino agli ultimi istanti.
Maggie O’Farrell ha raccontato come questo romanzo sia, a suo modo, figlio della pandemia da Covid-19. Scritto in un momento di confinamento quotidiano e reale, è stato spontaneo per lei entrare nella vita di Lucrezia, – o Lucrè, come la chiamano tutti. Una giovane donna cresciuta all’interno di un palazzo fiorentino, a sua volta confinata dietro mura, ricchi saloni, passaggi segreti che nessuno pensa che conosca, e che invece lei attraversa con sicurezza, spesso al buio.
Il desiderio di O’Farrell di restituire un ricordo intenso di questa vittima della storia è evidente, come è evidente la capacità dell’autrice di entrare in una vicenda antica, poco conosciuta – quando si sente parlare di una Lucrezia di quel periodo storico si pensa quasi esclusivamente a Lucrezia Borgia – e darle nuova vita.
O’Farrell riesce a far emergere una storia di violenza domestica, così comune nella sua tragedia. Non racconta più solo una vicenda distante cinquecento anni, ambientata in una corte gloriosa e potente, ma avvicina alla protagonista, come se Lucrezia fosse una sorella minore dei lettori, giovane e brillante, tra le grinfie di una società brutale e maschilista.
Fonte: www.illibraio.it