Cinque «ritratti per un’autobiografia»: la bruttissima e magica balia Cassandra, custode e protettrice dell’infanzia, la madre nevrotica e affascinante, il padre romantico e cacciatore, la sorella intelligente e predestinata, la colta e sensibile istitutrice Straussìna, redentrice di un’adolescenza che altrimenti si sarebbe perduta per «una fatale indifferenza, un’innata indolenza del cuore».
In questo libro, pubblicato per la prima volta in Germania nel 1989 e nello stesso anno in traduzione americana con l’aggiunta dell’epilogo, Gregor von Rezzori delinea il proprio percorso di crescita dalla remota Bucovina del 1914, suo anno di nascita e insieme annus horribilis della storia europea, fino alla Vienna dell’Anschluss e alla desolazione del secondo dopoguerra. A ogni persona centrale della sua vicenda biografica, von Rezzori dedica un intero capitolo in un processo volto, come osserva Andrea Landolfi nella postfazione, «al recupero del proprio passato tra i sedimenti e i detriti dell’inautentico, e alla consegna di esso alla posterità nell’unico modo in cui è dato trasmettere una realtà possibile, vale e dire attraverso il medium della letteratura». E poiché, nel nostro tempo, è impossibile rappresentare la realtà in modo univoco, l’autore non segue un filo cronologico: in ciascun capitolo ricomincia, per così dire, dall’inizio, o ritorna all’inizio, ripercorrendo gli stessi anni, e a volte gli stessi eventi, sempre dal punto di vista del se stesso protagonista, ma ogni volta «contaminandolo» e variandolo sulla base degli incontri con le persone che ne hanno reso il destino unico e irripetibile, e certamente degno di essere narrato.
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In questo libro, pubblicato per la prima volta in Germania nel 1989 e nello stesso anno in traduzione americana con l’aggiunta dell’epilogo, Gregor von Rezzori delinea il proprio percorso di crescita dalla remota Bucovina del 1914, suo anno di nascita e insieme annus horribilis della storia europea, fino alla Vienna dell’Anschluss e alla desolazione del secondo dopoguerra. A ogni persona centrale della sua vicenda biografica, von Rezzori dedica un intero capitolo in un processo volto, come osserva Andrea Landolfi nella postfazione, «al recupero del proprio passato tra i sedimenti e i detriti dell’inautentico, e alla consegna di esso alla posterità nell’unico modo in cui è dato trasmettere una realtà possibile, vale e dire attraverso il medium della letteratura». E poiché, nel nostro tempo, è impossibile rappresentare la realtà in modo univoco, l’autore non segue un filo cronologico: in ciascun capitolo ricomincia, per così dire, dall’inizio, o ritorna all’inizio, ripercorrendo gli stessi anni, e a volte gli stessi eventi, sempre dal punto di vista del se stesso protagonista, ma ogni volta «contaminandolo» e variandolo sulla base degli incontri con le persone che ne hanno reso il destino unico e irripetibile, e certamente degno di essere narrato.
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