Cosa c'entra l'anima con l'iPad? In apparenza, niente. La prima è quella fitta di rimorso che ci avvisa che siamo vivi, il secondo è l'assoluto tecnologico del momento. La prima la conosciamo, almeno di nome, da millenni, il secondo da un paio d'anni. Tuttavia, questa strana coppia ha affinità profonde. Quali? Anzitutto la scrittura. Sia l'anima che l'iPad hanno memoria e sono blocchi su cui leggere, scrivere, archiviare. Sì, perché non solo il "pad" di iPad ci ricorda il blocco di carta gialla resoci familiare dai legal thriller, ma la più antica immagine dell'anima, da Platone e Freud, è stata quella della tavoletta di cera, gialla anche lei, su cui si scrive e si cancella. Questa scrittura, dentro e fuori la mente, è l'origine della coscienza e del mondo sociale. Perché la scrittura è insieme la base della realtà sociale e del nostro pensiero, il cui spettro peggiore è proprio l'Alzheimer, la perdita della memoria vissuta come perdita del pensiero. Ecco perché la grande svolta tecnologica che ha caratterizzato gli ultimi trent'anni ha riguardato proprio la scrittura, e il suo emblema è l'iPad. Anima e iPad sono dunque gemelli. E l'iPad, che quando è spento, con il suo schermo lucido, può servire come specchio per pettinarsi, quando è acceso, diviene letteralmente lo specchio dell'anima.
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