I messaggeri dell’Oriente come il poeta Li Tai Po, «autore dei più sottili canti conviviali», l’astrologo armeno, le compagne egli amici del protagonista, ma soprattutto lui, il pittore incantatore Klingsor, la sua tavolozza e le sue libagioni, la sua suggestiva mitica figura, i ritmi essenziali di una breve vicenda, di un’avventura al tempo stesso esigua e sublime, irripetibile... Elementi che variamente caratterizzano questa lunga novella, scritta da Hermann Hesse nel 1919, in un periodo, cioè, particolarmente delicato e difficile della sua vita, nello stesso anno in cui apparve uno dei suoi migliori e più noti romanzi, Demian. Elementi che attraggono sin dal primo approccio il lettore, e che pure lo invitano gradualmente a un difficile cimento, passando dall’ascolto affascinato, già di per sé appagante, della voce del narratore, all’esplorazione più minuziosa del testo, nel tentativo di penetrazione di una superficie che si presenta nitida, compatta, ma pure ardua, imprendibile.Il segreto, il momento di apertura a una partecipazione coinvolta, appassionata, si manifesta poi come d’incanto, spontaneamente, nel vivo del gioco e della vertiginosa proposta, nella musica e nei colori di questo luminosissimo «poemetto».