La storia del ricco sessantacinquenne armeno-newyorkese che all’improvviso, spinto da un impulso oscuro, «pianta tutto » (business moglie amante) e parte per un viaggio à rebours che, attraverso mezzo mondo, lo conduce prima a Vienna e a Venezia e poi, addirittura, a imbarcarsi sull’Orient-Express, il mitico treno di lusso appena restaurato, è l’«occasione romanzesca » di cui, in questo libro esigente e originale, Gregor von Rezzori si serve per delineare con efficacia quello che sembra essere il tratto caratteristico del nostro Occidente satollo e impaurito: l’impossibilità del destino individuale.
In un mondo ormai del tutto omologato, dove ogni realtà è perfettamente riproducibile, e quindi fungibile, anche le cosiddette «crisi esistenziali» seguono un andamento comune e prevedibile, attraverso luoghi a loro volta comuni e prevedibili. Così alla Venezia del mito, quella di Byron e di D’Annunzio, di Goethe e di Thomas Mann, si sovrappone l’attuale, percorsa da orde di inconsapevoli consumatori di cultura, e al leggendario treno di lusso dei romanzi di Dekobra e di Agatha Christie si affianca quello di adesso, perfettamente riprodotto per essere adibito a una lucrosa «operazione nostalgia».
La straordinaria capacità del narratore di muoversi in equilibrio tra rievocazione sentimentale e critica aspra e derisoria del presente – nonché di quella stessa inclinazione nostalgica – fa di questo romanzo un documento della nostra crisi, che tuttavia non rinuncia a suggerirci episodiche possibilità di attingere ancora, dalla nostra realtà contemporanea, frammenti di eternità.
In un mondo ormai del tutto omologato, dove ogni realtà è perfettamente riproducibile, e quindi fungibile, anche le cosiddette «crisi esistenziali» seguono un andamento comune e prevedibile, attraverso luoghi a loro volta comuni e prevedibili. Così alla Venezia del mito, quella di Byron e di D’Annunzio, di Goethe e di Thomas Mann, si sovrappone l’attuale, percorsa da orde di inconsapevoli consumatori di cultura, e al leggendario treno di lusso dei romanzi di Dekobra e di Agatha Christie si affianca quello di adesso, perfettamente riprodotto per essere adibito a una lucrosa «operazione nostalgia».
La straordinaria capacità del narratore di muoversi in equilibrio tra rievocazione sentimentale e critica aspra e derisoria del presente – nonché di quella stessa inclinazione nostalgica – fa di questo romanzo un documento della nostra crisi, che tuttavia non rinuncia a suggerirci episodiche possibilità di attingere ancora, dalla nostra realtà contemporanea, frammenti di eternità.